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mercoledì 16 febbraio 2022

Come pesci nella rete

I falliti in Italia sono trattati come i pesci portati in barca

I pesci nella rete, una volta fuori dall'acqua, si dimenano con tutta la loro forza finché hanno un alito di vita. I loro occhi sono vivaci, le squame lucenti, il corpo nerboruto, ma da lì a poco quei pesci moriranno per mancanza di ossigeno. Così è il destino dei falliti giudiziali: ti puoi sbattere quanto vuoi, la tua sorte è segnata e la morte è certa. 

Da circa un anno ho cercato altri falliti tramite internet e i social. Tra gli esecutati non ci sono solo artigiani e commercianti ma anche architetti: ne ho incontrati due. Ognuno racconta la sua storia di ingiustizie subite, ma per cambiare le cose non se ne viene a capo. Perché? Anche i falliti sono divisi, convinti che ogni caso sia a sé. Come può essere ogni fallimento a sé, se la legge fallimentare è unica per tutti? Te lo vogliono far credere i tribunali, per agire il "Dividi et impera". Quindi, per difendere i falliti, serve di farsi sentire tramite la modifica della legge sul fallimento. 

Ovviamente c'è chi ha già pensato a questa strategia per via di scienza, come il prof. Giacomo Di Gennaro dell'Università Federico II di Napoli, l'associazione Favor Debitoris con portavoce Giovanni Pastore, la Caritas e altre associazioni del terzo settore che tentano di apportare delle modifiche di legge dall'esterno tramite deputati e senatori della Repubblica, ma quello che portano a casa è scarso rispetto ai danni che ha potuto invece assestare Renzi, indisturbato all'interno del governo in un colpo solo, nel 2015 e 2016, con le modifiche di legge a spese dei falliti. 

In generale non esiste un movimento nazionale unitario delle associazioni del terzo settore, degli avvocati e dei giuristi, che si rendono conto delle ingiustizie e delle illegalità contenute nella legge sul fallimento. Nella maggior parte dei casi, i falliti soccombono oppure tentano di contattare in politica il benefattore di turno. Nel 2005 mio padre mandò infatti un'antipastiera dalla nostra fabbrica a Silvio Berlusconi, con una lettere accorata di aiuto per la fabbrica. Come risposta ricevette un biglietto di ringraziamento prestampato

La destra, per ragioni partitiche, si fa paladina della proprietà privata, ma non ci sono segnali di interesse per gli imprenditori falliti. La destra non si fa carico della consapevolezza che non esiste una legge fallimentare pensata per i piccoli e medii imprenditori italiani: il metro legislativo è settato sulla grande impresa e quindi succede che una famiglia come la nostra venga perseguitata a vita dentro e fuori i tribunali per uno stesso credito, come se fossimo proprietari di altre aziende o avessimo fondi nei paradisi fiscali. 

Domani mattina devo andare alla posta a ritirare una busta verde... chissà chi mi scrive. Con un fallimento si vive sempre nell'incertezza di trovare una sorpresa nella cassetta della posta. Le buste recano avvertimenti desueti, in cui si citano malati di mente, come se fossimo nell'Ottocento in piena attività degli istituti manicomiali. Nessuno dei burocrati sembra saper ragionare su quanto passa sotto i loro occhi tutti i giorni e così continuano a mandare via obbrobri linguistici e contenutistici, che fanno accapponare la pelle per quanto sono discriminatori e classisti. 


Ingrandimento delle AVVERTENZE anacronistiche scritte sulle buste verdi degli atti giudiziari



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Post originali di Roberta Niccacci
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