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martedì 30 marzo 2021

Non vuole morire


La febbre Spagnola in inglese si chiamava "Influenza" 

"Spingi dalla tua parte!" 

"Sto spingendo."

"La bara non si chiude!"

Scene di ordinaria amministrazione ai tempi della Spagnola, in cui le persone spiravano per strada affogati nel liquido dei propri polmoni. Uomini e donne finivano col morire gonfi, come si dice quando si impreca contro qualcuno, almeno dalle mie parti: "Morissi gonfio!". Ora, alla luce della lettura del libro di Laura Spinney "1918. L'influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo" (Marsilio Nodi, 2017, pp.348), mi rendo conto che la Spagnola ha lasciato in eredità anche i suoi modi di dire. 

La stessa immagine della bara che non si riesce a chiudere mi si presenta davanti, quando penso alla Cama Deruta, la fabbrica della mia famiglia, che a distanza di nove anni dal fallimento non vuole morire. È sopravvissuta dagli anni Cinquanta alle fuoriuscite dei soci della cooperativa, a litigi e a lotte interne con l'ultimo socio inizi anni Settanta, dopo i quali il mio babbo ha deciso di condannarci come famiglia a caricarci del fardello della fabbrica, anni dopo, come unico titolare con la mia mamma, contro ogni volere dei parenti e del nonno. Tuttavia finora la fabbrica non aveva mai avuto a che fare coi dipendenti, che l'hanno fatta fallire nel 2011 dopo un paio d'anni di aggravamento della sofferenza. La colpa è la mia, avevo riunito i dipendenti, pensando di rilanciare con loro la cooperativa originaria. Un buy-out: vendere sul mercato il valore dell'unione come primo prodotto.  

Ho letto il libro di Laura Spinney nel 2018, nel corso delle mie ricerche per il saggio sul cantante lirico Berardo Berardi, morto di Spagnola, soffocato nel liquido dei suoi polmoni, lui che era un cantante. Quale destino atroce più che per altre persone, essere attaccato nell'organo che ti dà il sostenamento anche economico e col quale eserciti la tua arte. Un uomo forte e robusto nel fiore degli anni. Questi ed altri pensieri concludono la mia settimana dedicata alla ricorrenza del nono anno dalla sentenza di fallimento della Cama Deruta. I post riprenderanno con cadenza settimanale, ogni lunedì. 



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Rossa fiammante


Ecco dove finiscono i soldi del Tfr e l'esercizio dei propri diritti


Dovrebbe esistere un ufficio che spieghi al cittadino cosa succede ad un'azienda privata, nel momento in cui fallisce: tempi, conseguenze, soluzioni pratiche per evitare il pericolo. Che cosa ti succede se fallisci? I burocrati statali dovrebbero impegnarsi a realizzare un libro con le linee guida del fallimento: chi meglio di loro conosce la verità? 

Invece, quando inizia il processo di morte lenta dell'azienda, non sai dove andare a trovare il consulente giusto per scampare il pericolo: non puoi chiudere, perché hai la mannaia del Tfr e del mutuo, non sai a chi rivolgerti. Solo il tuo antagonista, lo Stato, che si prenderà in mano le chiavi della tua vita tramite il primo passo del custode fallimentare, può sapere la verità. 

Il manuale si chiamerebbe "fallimento: iter e conseguenze". Sarebbe un libro da consegnare a tutti gli aspiranti imprenditori, quando si buttano a fondare un'azienda. Se nell'impresa sono coinvolti i dipendenti, anche gli stessi dovrebbero essere istruiti, per sapere cosa accade nel momento in cui firmano una sentenza di morte ai propri datori di lavoro, per assicurarsi il Tfr. Non esiste forse un bugiardino a fronte di ogni medicina? Dove esiste un pericolo, esiste uno scritto. Il manuale da rendersi disponibile come deterrente all'Ufficio delle Entrate.

Invece lo sport preferito dei burocrati e dei rappresentanti di partito, come dei governanti, che sono assimilabili ai burocrati, è "un ladro che ha paura di un altro ladro". E giù a trovare il modo per evitare l'evasione fiscale, giù a far comprare nuove macchine per la registrazione degli scontrini, come se chi evade le tasse, si spaventasse davanti alla fatturazione elettronica. Le pratiche disoneste continuano nonostante l'informatizzazione, anche se andrebbero studiate le ragioni di tale comportamento. Dove non esiste la scienza, si butta la questione sull'etica e sulla morale. 

Insomma l'imprenditore dovrebbe essere trattato dallo Stato come un cliente. con la stessa cura, come se quella persona che hai davanti a te, fosse la tua fonte di guadagno, ma non solo: il cittadino va protetto, come farebbe un'insegnante col proprio allievo o la propria allieva, senza pensare sempre allo stipendio. Il rapporto di cura deve nascere dalla passione, da uno slancio verso l'altro, il cittadino, perché sono le regole dell'efficienza. 

Fondamentale è che le cose vengano spiegate a prova di tonto. Non c'è infatti niente di scontato in nessun evento, specie in ciò che non si conosce. Non c'è una ragione valida per cui io mi devo affidare ai burocrati, senza sapere quali siano i tempi di una procedura: la storia che la legge non ammette ignoranza è una scusa dei burocrati per non essere trasparenti. Si deve chiedere e pretendere la chiarezza anche riguardo al fallimento, senza passare per avvocati e consulenti privati. 

Quindi ora mi chiedo che fine abbia fatto l'Alfa Romeo rossa fiammante, che si è comprato il dipendente della nostra azienda con il Tfr, ottenuto firmando la richiesta di fallimento della fabbrica. Ora che la macchina è in garage per via del lockdown, qual è il valore dell'auto? Aveva così tanto bisogno di cambiare la macchina? 40 anni di lavoro in effetti corrispondono a 40 mila euro più o meno, a fronte di una pensione da signore rispetto alle pensioni medie da artigiano del paese di Deruta, perché noi, quando avevamo conosciuto il benessere, lo avevamo condiviso coi dipendenti, alzando i minimi tabellari in busta paga. Altro che Cucinelli o Ferrero. Gli saranno rimasti i soldi in banca. Non si possono buttare 40 mila euro in un'auto. Gli errori si pagano a caro prezzo, perché quando hai alzato i minimi tabellari, non si torna indietro. Meglio il premio in busta paga come fanno le grandi aziende e fai pure la tua sporca figura con un unico "una tantum". 




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lunedì 29 marzo 2021

Mattatoi e tritacarne

Se fallisci, finisci al mattatoio. Devi morire. 
Ti porteremo via tutto. Non potrai rifarti una
vita. Sei peggio di un assassino. Sei
un NUMERO


I Tribunali Fallimentari sono mattatoi autorizzati. Al loro interno si trovano anche gli strumenti di trasformazione del prodotto: nei loro tritacarne finiscono infatti imprenditori falliti, che tutto d'un tratto spariscono dal radar delle banche: prima ricercati e riveriti per mutui e finanziamenti, omaggiati con regali natalizi di pregio in tempi di vacche grasse, poi tutto d'un tratto carne da macello: IL CLIENTE

Al momento del fallimento, il cliente diventa un numero, nessuno della banca ti cerca più. E pensare che avevi intrattenuto rapporti con loro per decenni, spendendo non si sa quali importi in interessi passivi e pagando anche per errori del bancario di turno. Quando ti viene data la sentenza, tu, imprenditore, sparisci: SEI UN NUMERO

Il numero ti viene assegnato in sede di fallimento e rimani marchiato a fuoco. Le sentenze di fallimento, anche scribacchiate, si possono trovare online. Oggi per la prima volta ho digitato il nome "fallimento Cama Deruta" e ho trovato come prima ricerca il documento da scaricare coi nomi dei miei genitori con tanto di codice fiscale e informazioni personali, che dovrebbero essere soggette a privacy. Nella sentenza il numero cronologico: 2943, faldone 55/2012. I burocrati hanno svolto il proprio lavoro. 

Da quel momento inizia un processo lento di tortura della tua vita di imprenditore fallito in mano ai burocrati, per i quali sei un numero: i burocrati, i loro tempi, il loro lavoro. Tu diventi la fonte di guadagno di burocrati: consulenti, giudici, avvocati, impiegati delle Aste Giudiziarie, di un apparato di becchini e aguzzini, che lo Stato italiano mette a disposizione delle banche o chi per loro, per distruggere definitivamente i suoi cittadini più pregiati, che fino al giorno prima della sentenza, si erano impegnati a pagare i contributi per sé e per conto dei propri dipendenti: IL SILENZIO DELLA MORTE

Allora cominci a sentire il puzzo della fiamma ossidrica, quella che serve per chiudere le bare di zinco, una pratica che quando ero piccola si faceva davanti a tutti, dopo aver dato un ultimo saluto al proprio caro, ad un vicino di casa, ad un amico, nella chiesetta del cimitero. Ma la tua morte sarà a piccoli morsi, graffi, scorticature, spellature. Sarà una tortura, perché seguirà i tempi dei burocrati e potrà durare anche dieci anni o più. Non sai quale sarà la tua sorte, finché non ti avranno depredato come si deve fino alla fine dei tuoi giorni. DEVI MORIRE.

In memoria della Cama Deruta, di cui oggi si ricordano i NOVE ANNI dalla sentenza di fallimento. I burocrati assassini del mattatoio del Tribunale Fallimentare di Perugia hanno perpetrato la tortura ai componenti della famiglia NICCACCI per quasi un decennio ma la Cama Deruta non vuole morire. Non riescono a chiudere il fallimento. Siete solo degli accattoni senza arte. IL CLIENTE. IL CITTADINO. UN NUMERO



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domenica 28 marzo 2021

Forma e Falsità

Intesa San Paolo sostiene progetti di Slow Food in Africa. 


Ha ragione Elio Lannutti quando scrive delle banche nel suo saggio "La Repubblica delle Banche", pubblicato da Arianna Editrice nel giugno 2008. C'è da puntualizzare che, come sottolineano nelle grammatiche italiane per stranieri, noi italiani siamo FORMALI e di conseguenza, aggiungo io, a forza di curare la FORMA, si diventa pure FALSI

Falsa è anche la banca presso la quale ho tenuto il conto a costo zero e che lo scorso novembre ha permesso che mi si pignorasse il conto corrente per una cifra assurda, senza neanche inviarmi una lettera di riscontro, dicendomi ad esempio che avrebbero fatto il possibile per garantirmi i servizi essenziali, come fare un bonifico o continuare ad usare il RID per pagare l'utenza telefonica. 

Niente. Dalla banca non mi ha scritto o chiamato nessuno. Eppure questa banca si presenta come la migliore in campo tecnologico e della comunicazione. Fa anche
beneficenza in Africa, destina fondi per borse di studio e inclusione sociale. Ma l'africana ce l'hanno in casa come cliente! Anche la poveraccia da inclusione sociale! Ma prima di tutto sono LA CLIENTE. Dove sta la forma? Dove comincia la falsità e il marketing studiati a tavolino? 

Allora l'altro giorno, in data 19 marzo, ho telefonato al numero verde della banca e ho chiesto di poter inviare un reclamo, che è di questo tenore. Secondo voi mi risponderanno? Temo di no. 

Il conto corrente è stato pignorato per la cifra di euro 3,02. Per fortuna non ero andata a versare i 50 euro destinati a coprire i circa 5 mesi di utenza telefonica tramite RID. Ora, con il pignoramento del conto, il RID è saltato e quindi questo mi sembra già un bel problema da risolvere, se si avesse cura del cliente. 

Secondo la banca d'origine del debito, io sono un "fidejussore" della Cama Deruta, che è fallita; la banca si è presa tutto, laboratorio e casa, pignorato a quel dio, ma non paghi di ciò sono venuti a ricercare me e mio fratello, a suo tempo soci in azienda, dopo 21 anni dalla stipula del mutuo! Con tutto il discorso delle cartolarizzazioni e del mutui concessi dalle banche a destra e a manca, pur sapendo che le aziende non sarebbero rientrate, come mai non c'è una prescrizione alla richiesta? La crisi era già in corso, la ricchezza apparente e il lavoro, che sembrava non finire, erano "drogati". 

Ecco la mia email alla banca



Oggetto: Reclamo Cliente NICCACCI ROBERTA

Gentilissimi dell'INTESA SAN PAOLO,


Sono l'intestataria del conto n. XXXX e sono stata una vostra fan della banca fino al momento in cui mi hanno pignorato il conto corrente nel mese di novembre scorso.


Io vorrei verificare con voi un paio di cose. Premettendo che mi sembra che il cliente sia al centro del vostro operato, con tanto di progetti umanitari, sono a chiedervi quanto segue in termini di reclamo:


1) Può coesistere il pignoramento del mio conto con lo sbarramento dei servizi di cui usufruisco, nell'esempio particolare il RID bancario, a cui non ho più accesso da allora?


2) Potete permettere che il mio conto venga bloccato senza una vostra lettera di opposizione al creditore, visti i movimenti sul mio conto?


3) Potete lasciare che la vostra cliente venga massacrata, le venga data la morte civile senza un conto corrente al giorno d'oggi?


Quindi ora rimango in attesa di un vostro cortese riscontro e fate in modo di comprendere i disagi che devo incontrare quotidianamente.


Cordialmente,
Roberta Niccacci
xxxxxxxxxxxxxxx@gmail.com
cell. XXX-XXXXXXX


https://www.linkedin.com/in/robertaniccacci


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Fine pena mai

Se fallisci, non ricevi un colpo secco che
ti finisce, ma vieni scorticato per anni e anni:
IL FALLIMENTO, una tortura dei tempi moderni


Ho in odio i burocrati come la peste, o diremmo oggi come il Covid-19. Ma forse peste calza meglio. La peste sa di bubboni, di mosche che si attaccano allo sterco, di putrescenza. I burocrati in generale sono tutte persone che vivono sulle spalle dei cittadini, che non producono ricchezza, apatici. I burocrati sono come un file non aggiornato. Gente passiva. Non interattiva. Così li vedo io. 

Eppure i burocrati vanno temuti, perché esercitano un potere su di te: in nome della legge, possono anche interpretarla come vogliono. Vestono una divisa, a cominciare dai vigili. Comunque i burocrati hanno sempre ragione, anche quando scrivono male il tuo cognome: "Va bene anche così", sono capaci di risponderti. Eppure a NICCACCI, scritto da loro, manca una C. Solitamente i burocrati sono persone mediocri, hanno una loro scala sociale che può arrivare anche ai burocrati di lusso: gli avvocati, ma ciò non toglie che siano mediocri anche loro. Dipende dal luogo in cui si trovano ad esercitare. Le eccezioni esistono ma sono rare e non migliorano il livello medio dei burocrati. 

Ora esistono dei burocrati che in tempo di crisi si impegnano a distruggere quella ricchezza prodotta da altri cittadini, che loro non sono capaci di generare. Sono come dei boia autorizzati. Sono i burocrati dei Tribunali fallimentari. Come non si vergognano questi burocrati di torturare altri esseri umani. Diventeranno pure cinici o forse ci vuole di essere cinici per lavorare come burocrate per un Tribunale fallimentare. 

La peggiore espressione della burocrazia si rivela quindi nel momento in cui i burocrati del Tribunale fallimentare si avventano su una famiglia di ignari imprenditori, che non hanno pensato bene di trasformare la propria azienda da Snc a Srl. Quindi passi per il girone infernale del fallimento, non per un anno, ma per anni e forse almeno un decennio: comandano i tempi della burocrazia. 

Per mesi e anni a loro comodo, i burocrati finiscono con lo sventrare la tua azienda, vendendola pezzo per pezzo tramite le Aste Giudiziarie a persone senza scrupoli, persone taccagne, già ricche, vigliacche, ignobili, crudeli. Altri mediocri. Poi a seconda dei burocrati che incontri, puoi essere spellato e scorticato tu stesso, quando gli stessi entrano dentro la tua casa, se ne impossessano e cominciano a portarti via gli oggetti di affetto, da vendere sempre alle aste a quattro spicci ad altre persone, che ne vengono in possesso, insultando le persone che ne erano proprietarie. 

La tortura dei burocrati del Tribunale fallimentare può durare per anni e anni, diventando uno stillicidio, in cui tu non sai a chi appellarti. Sei senza difesa e sei come un condannato a morte. La parola chiave è: FINE PENA MAI. La differenza la fa la tortura, unita all'incertezza di ciò che potrà succederti col prossimo burocrate. Ma questa volta, dopo dieci anni di tortura, io ho deciso di ribellarmi per conto della mia mamma, che è stremata e comincia a dare cenni di cedimento. Il cuore non ce la fa più. Chissà se i suoi dipendenti, ai quali ha insegnato un'arte, si rendono conto delle conseguenze che hanno prodotto, quando hanno firmato la sentenza di morte civile, richiedendo il fallimento della Cama Deruta?  


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sabato 27 marzo 2021

Un fiume in piena

Se un sogno d'impresa non trova sfogo nella realtà, è
bene abbandonare? 


















Entro la fine di marzo devo scegliere se iscrivermi ad un Master di startup d'impresa, per fornirmi degli strumenti che non possiedo, al fine di realizzare il modello di business dei miei sogni per gli artigiani, oppure iniziare a pensare per me e ricominciare a vivere da cittadina italiana per quello che posso e con ciò che so fare nel mio campo delle lingue straniere. Potrò tornare alla vita civile.  

Come procedere per decidere sul da farsi? 

Punti a sfavore di un progetto per gli artigiani: 

1) Attualmente solo un'amica artigiana di Deruta mi segue e crede in me su un totale di meno di 100 artigiani rimasti su più di 300 artigiani degli anni Novanta; 

2) L'anno scorso sono stata anche dal Sindaco di Deruta, ma non mi è riuscito di farmi capire su cosa desidero realizzare per Deruta. Gli artigiani di Deruta hanno già loro la soluzione, si sono uniti in un comitato capitanato dal Sindaco. Non mi hanno coinvolto; 

3) Per realizzare una startup per gli artigiani di Deruta mi dovrei rivolgere ad un altro distretto ceramico italiano. A Deruta sono bruciata; 

4) Per una startup pensata per gli artigiani è necessario che io chieda il sostegno economico di finanziatori. Un salto nel buio per la realizzazione di un mio sogno, una soluzione per persone, gli artigiani, che non mi cercano e di cui non ti puoi fidare; 

5) In dieci anni dal fallimento della Cama (2011) non è successo niente. Ho avuto modo di incontrare artigiani e commercianti di altri luoghi in Umbria ma l'incomprensione tra di noi è forte. Loro mi fanno segno col pungo di stringere. Io li disprezzo. Loro sono le "persone pratiche", io non si sa cosa faccia di preciso; 

6) Nel 2019 ho anche tentato di aprire una Onlus a vantaggio del territorio, passando per i libri, ma il progetto ha trovato molti ostacoli a causa di persone mediocri, le stesse che potrei incontrare tra gli artigiani; 

7) Tra gli artigiani esistono persone vigliacche: almeno un paio di titolari d'aziende a Deruta hanno ricomprato all'asta i beni della Cama: uno ha ricomprato i forni della fabbrica e due sorelle si sono impossessate del nostro campionario di fabbrica per quattro spiccioli. Per portare via quest'ultimo hanno impiegato tre giorni.   

Punti a mio favore per partire con un mio progetto personale basato sull'insegnamento:

1) Insegnare l'inglese mi risulta facile. Per me è un'arte quanto vendere le majoliche e servire la clientela. Insegnare l'inglese mi energizza. Gli allievi e le allieve hanno fiducia in me. Accettano il mio aiuto; 

2) Il mio consulente amico Claudio Raffi mi dice che ci vuole che io vada verso ciò che mi risulta facile e piacevole, un'occupazione in cui non ci sono ostacoli. Non sapeva del mio talento per l'insegnamento; 

3) Insegnando l'inglese ho modo di realizzarmi come persona e cimentarmi in un'attività in cui ho il controllo di ciò che faccio, posso contare su di me, non devo chiedere aiuto a nessuno e tanto meno il consenso di nessuno. Il successo del mio insegnamento è assicurato; 

4) Nell'insegnamento dell'inglese posso mettere in moto ciò che desidererei vedere realizzato anche nel progetto per gli artigiani, ovvero lavorare sulla comunicazione con gli utenti del mio operare: gli allievi e le allieve al posto delle clienti di majoliche. La relazione è il tessuto su cui mi cimento nella scalabilità di un progetto. Per me la comunicazione su una base concreta di aiuto è essenziale per individuare i problemi da risolvere; 

5) In passato ho riscosso molto successo con l'insegnamento dell'inglese, anche se si è trattato di camei. L'unica volta che un'artigiana di Deruta mi ha chiamato per un aiuto è stato perché la figlia di una sua amica aveva bisogno di una consulenza per una traduzione dall'inglese. 

Quindi a Pasqua si saprà cosa ci sarà di nuovo nella mia vita, in cui ho vagato per oceani sconosciuti, ho fatto la venditrice di majoliche per 40 anni e solo la clientela mi riconosceva. Per gli altri ero inesistente, per quanto a Deruta fossi conosciuta come una brava venditrice. Per Gianfranco Savio della Biordi Art Imports ero invece la miglior venditrice al mondo ma anche la Biordi Art Imports dei miei anni a San Francisco non c'è più. Ora ci sono altri titolari. 

Vorrei concludere che mi rendo conto che, per la mia stessa salute, sia bene che abbandoni il mondo dell'artigianato artistico, partendo da un'eventuale collaborazione con gli artigiani. Ci vuole che mi convinca. Se infatti nella storia della letteratura solo un libro è stato dedicato ai bottegai, un motivo ci sarà. Il romanzo, considerato un capolavoro, è: "Il commesso" (titolo originale: "The assistant") di Bernard Malamud, pubblicato nel 1957. Ho appreso questo concetto da Pierluigi Battista in un suo articolo su Corriere Sette dal titolo "E nessuno piange mai per i bottegai". Questa mia svolta mi fa quasi paura. Per la prima volta sento veramente di aver paura di fare finalmente la cosa giusta. 



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venerdì 26 marzo 2021

Cambia il curatore fallimentare

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo
di Strasburgo














Quando fallisci, vai in balia dei burocrati, che ti porta dentro casa il Tribunale fallimentare. Ogni curatore la pensa in modo diverso e questo aumenta la tua situazione di incertezza, che in Italia può proseguire per anni e anni, superando almeno il decennio dall'anno del fallimento della tua azienda. 

Siccome non ne posso più di subire questo stato di cose, avrei deciso di appellarmi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a Strasburgo. Il fare dei burocrati si rivela del tutto simile al modo di fare dei mafiosi, ovvero tramite un insaziabile e progressivo incedere con nuove aggressioni psicologiche, che non trovano una fine. Si può riconoscere qui il reato di tortura verso altri esseri umani? 

Vorrei aggiungere che la situazione peggiora notevolmente, in quanto la burocrazia italiana è particolarmente lenta, e quindi lo stillicidio non ha mai fine. Inoltre non si capisce come funzionino le cose: perché mi hanno svincolato la Postepay e il mio conto corrente è ancora bloccato, senza poter accedere ai servizi? 

Mi dicono che chi fallisce o i suoi fidejussori, nella mia persona, siano sempre dalla parte del torto ma come è possibile che io non possa ottenere giustizia, denunciando ad esempio il fatto che tre dipendenti della nostra azienda, sane per il medico nelle visite annuali per tutti gli anni in cui hanno lavorato alla fabbrica, poi per il medico dei sindacati in coincidenza col fallimento, siano diventate vittime del lavoro e così percepiscano la pensione tramite approvazione dell'Inail? 

Come fai a fidarti di questo sistema di burocrati, magari cinici e più falliti di me, entrati a lavorare con il Tribunale per via di raccomandazione? 

Così oggi ho ripreso a bestemmiare e a imprecare cancri e paralisi a destra e a manca, a partire dai dipendenti che hanno fatto fallire la fabbrica, poi a chi ricompra le nostre cose, quando la mamma mi ha chiamato al telefono, dicendomi che tra un mese cambierà il curatore fallimentare dentro casa. Mi ha detto che non si sa quel che succederà col nuovo curatore, perché non si sa come la pensi. Dove non esiste la scientificità, si fa avanti anche il libero arbitrio di chi ti tiene imprigionato. 

Anche gli avvocati sono burocrati, per quanto di lusso.
Gli avvocati dell'articolo
hanno parlato, non sapendo di non avere coperture
di qualche circolo di privilegiati. Si sono esposti ma
hanno detto la verità. Vi auguro di morire di stenti, tutti quanti,
perché accettate del denaro a fronte delle disgrazie di altre 
persone, senza ritegno. Vi maledico. 
Ma si può vivere in questo modo, quando i creditori, ovvero le banche, si sono prese il laboratorio e la casa, dopo dieci anni non hanno realizzato quel che dovevano e così non la finiscono di tartassare la nostra famiglia, proprio come farebbero i mafiosi? Perché lo Stato presta il fianco alle banche e ci paga pure i suoi burocrati a fare da segretari, curatori fallimentari e compagnia bella? 

Non c'è prescrizione o un limite temporale oltre il quale le persone che hanno fallito possano pensare di rifarsi una vita, o almeno i loro figli possano essere svincolati da un destino atroce? Sarà anche vero che nella Bibbia sta scritto che i figli paghino gli errori dei genitori ma né io né mio fratello abbiamo ammazzato Gesù Cristo, perché quando siamo nati noi, lui era già morto da un pezzo. 

Comunque ora io mi sento libera di maledire sia lui che la sua veneranda madre. Vediamo chi si stanca per primo. 

















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giovedì 25 marzo 2021

Talenti e virtù

Cosimo I de' Medici contornato dalle personificazioni
delle sue cinque virtù. Gli angioletti suggellano il suo disegno
di conquistare Siena. 






















Nel mese di dicembre scorso sono stata accolta nella Onlus 100mila ripartenze di Treviso come imprenditrice fallita. La Onlus infatti aiuta gli imprenditori e le imprenditrici fuori gioco a ripartire tramite assistenza di un anno con un coach, un mentore, workshop e riunioni anche con gli altri imprenditori italiani. 

Ecco il payoff della Onlus: "L’Associazione 100 mila RIPARTENZE vuole promuovere una nuova cultura del fallimento, non più inteso come sinonimo di incompetenza e stigma sociale, ma come momento di crescita personale e professionale."

Così ho seguito passo passo con interesse, fino ad ora, tutto ciò che la Onlus aveva da offrire in termini di insegnamenti. La prima cosa che ho imparato, e che non conoscevo affatto, sono le SOFT SKILLS c. HARD SKILLS, un linguaggio che a me non era familiare. La scoperta è avvenuta grazie alla presidente della Onlus, nonché fondatrice, Fiorella Pallas, in quanto specializzata in formazione tramite i talenti, le soft skills, appunto. Le soft skills ispirano anche la stessa Onlus. 

Fin da subito, a livello personale, ho pensato al fatto che sono andata per lo più di soft skills per tutta la mia vita, negli ambienti in cui mi sono cimentata, e che attualmente sto ricercando invece il modo di arricchirmi di hard skills, di strumenti da lavoro, per affrontare la creazione di un progetto innovativo allo scopo di tornare a lavorare, fare la dichiarazione dei redditi, pagare le tasse, come quando ero una cittadina italiana produttiva, grazie all'azienda della mia famiglia.  

Poi ho collegato le soft skills in generale con le virtù di rinascimentale memoria, incontrate nel corso delle mie ricerche, in particolare a Firenze. Qui Cosimo I de' Medici, grande stratega, si era contornato di virtù, che lo aiutavano a conquistare i territori e a realizzare le sue opere di mecenate. Scrivo delle virtù di Cosimo I de' Medici in un mio post del 2014, che vorrei rinfrescare, dicendo innanzi tutto che le virtù di Cosimo I de' Medici si riassumono per me nel detto "Festina Lente", che viene tradotto come "affrettati lentamente", traduzione che non mi diceva niente neanche in inglese (haste slowly). 

Per questo motivo mi sono data una spiegazione di "Festina Lente" da sola e la illustro volentieri qui di seguito. Partiamo dalla domanda: Cosa c'entrano le virtù di Cosimo I de' Medici col suo motto "Festina Lente"? 

Le virtù di Cosimo I de'Medici che traducono il suo
motto FESTINA LENTE. Anche una tartaruga può dotarsi
di una vela e acquisire velocità. Essa rappresenta le vrtù
della mente

C'entrano eccome, perché l'ossimoro"Festina Lente" ci insegna ad "andare veloci per rendere onore alla virtù dell'azione, mantenendo la lentezza necessaria alle virtù della mente, perché agiscano con efficienza". Per Cosimo I de' Medici le virtù sono in numero di cinque, come il numero delle soft skills principali, ovvero dei talenti in sede di test personale. Le virtù sono: la pazienza, la saggezza, la circospezione e il silenzio (virtù della mente), sono le virtù che necessitano di lentezza. Dell'azione fa parte la quinta virtù, ovvero quella della forza, che garantisce la velocità di realizzazione di un disegno di conquista. 

Quindi oggi possiamo dire che siamo tornati a dei valori rinascimentali, all'uomo al centro della realtà, in cui la relazione con gli altri e le competenze trasversali possono garantire il successo lavorativo sia alle dipendenze che in un progetto personale d'impresa. Certamente Cosimo I de' Medici aveva aperto la strada alle virtù, a cui tutti indistintamente possiamo ricorrere. I talenti sono un loro upgrade. 

L'ultimo insegnamento di Fiorella Pallas è che gli strumenti tecnologici a nostra disposizione vanno usati oggi anche in fatto di talenti, nello specifico la rilevazione dei talenti personali tramite piattaforme digitali a intelligenza artificiale come Talentoday, di cui Fiorella Pallas è distributrice in Italia. Il concetto è valido anche per chi scrive e pubblica libri: usare al massimo tutta la tecnologia a disposizione. 

Una piccola pubblicità meritata: Giovedì 8 aprile dalle ore 10.30 alle ore 11.30 Fiorella Pallas ci dà appuntamento su Linkedin per un Webinar gratuito dal titolo "Talentoday: coaching e intelligenza artificiale". Siamo tutti invitati! 


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lunedì 22 marzo 2021

La pietra dello scandalo

La pietra dello scandalo o "Acculata"
















A Firenze, al Mercato Nuovo o del Porcellino, esiste una pietra rotonda di romana memoria, che racconta la storia di come nel Rinascimento venivano trattate le persone che contraevano debiti con insolvenza: i falliti. La pietra è collocata al centro della loggia ed è di due colori: bianco e verde. 

Il tondo riproduce una ruota da trasporto e ricorda ai fiorentini la storia del suo Carroccio, del luogo di preparazione per la battaglia e del suono della campana di avvertimento per il nemico: una forma di lealtà di quel tempo, della durata di un mese, per permettere all'avversario di prepararsi a difendersi. 

La stessa forma di rispetto per il nemico non esisteva nel mondo dei mercanti e dei banchieri di Firenze: per chi era fallito non c'era via di scampo e affinché tutti avessero in ignominia il fallimento, venne istituita la pratica della "pietra dello scandalo", così chiamata appunto la ruota di marmo del Mercato del Porcellino. Lo statuto dei mercanti riportava la punizione e la pratica veniva offerta in prossimità di una guerra o nelle occasioni ufficiali, facendo uso del Carroccio. 

Con la piazza piena di gente, per il suo divertimento e conoscenza, la persona fallita, trasportata sul Carroccio, veniva condotta in catene al centro dell'edificio, presa per mani e piedi, denudata delle braghe, le sue natiche sbattute con violenza per almeno tre volte sulla nuda pietra, in base al danno economico prodotto. 

Da qui deriva l'espressione "essere col culo per terra" e la parola "sculo" inteso come sfortuna. I fiorentini chiamano questa pietra "l'acculata". 

Non ci stupisce il fatto che, mentre per altre situazioni sociali si sia finito con l'edulcorare perfino la terminologia in uso, per il fallimento niente sia cambiato a distanza di secoli dal colto Rinascimento. Infatti è possibile oggi trovare online, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, notizie relative al fallimento di una persona fisica anche a distanza di anni. Non c'è rispetto neanche per le persone fallite che si suicidano per la vergogna. Il documento di fallimento rimane lì a conoscenza di tutti gli utenti, non viene eliminato. 

Non sempre le persone insolventi sono delinquenti, disonesti o sciocchi. Ne sia la prova che con la crisi sanitaria attuale molte attività si trovino in situazioni a rischio fallimento. Le crisi passate invece hanno prodotto in Italia lo stesso effetto a macchia di leopardo solo su alcuni imprenditori. Eppure il resto della società ha continuato la sua corsa. 

Molti sciacalli, anche ex concorrenti, hanno avuto modo di infierire su quegli imprenditori falliti delle scorse crisi, appropriandosi dei loro averi pignorati, grazie anche al favore dell'Istituto delle Aste Giudiziarie, dove si prende da uno per regalare ad altri. In tutto questo turbinio da girone dantesco, uno sciame di burocrati percepisce uno stipendio e professionisti si garantiscono consulenze: persone che vivono sulle disgrazie altrui. 

È possibile che uno Stato permetta una pratica cinica di questo tipo nel Terzo Millennio solo perché c'è di mezzo il denaro? Per lo Stato qual è il costo di gestione di un fallimento a fronte dell'interruzione dell'attività d'impresa, considerando i tempi biblici della burocrazia italiana? Qual è il ruolo delle banche nei Tribunali fallimentari? Quali favori economici garantisce lo Stato alle banche tramite i fallimenti? 

Il primo punto su cui riflettere è senz'altro il concetto attestato che la crudeltà non sia degli animali ma propria solo dell'essere umano. È la pura verità. Il mezzo economico, il denaro, può essere veicolo di trasposizione della cattiveria umana, della taccagneria e della mediocrità, la vera pietra dello scandalo. 



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martedì 16 marzo 2021

Becoming a chameleon

Entrance to Palazzo Vecchio in Florence home to the "Studiolo"
of  Francesco I de' Medici
One expression I have learned about culture is that culture is what remains when you have forgotten everything. Likewise, I could similarly say the same thing about my family's ceramic workshop: we have lost everything made of walls, work instruments, tables & chairs, shelves, samples but...Cama is now part of my DNA. 

Indeed, after so much traveling & researching with Cama in mind, Cama is now definitely under my skin like micro-chips all over my body with the help of some extra personal talents, the so-called soft skills, such as adaptability to the situation and futuristic if related to my vision beyond the horizon. As a consequence, could I have the honor of being called a "camaleonte" in Italian, "chameleon" in English? 

The chameleon in the Italian Renaissance was the symbol of air. A chameleon painted model can be admired in the so-called "Studiolo" of Francesco I de' Medici at Palazzo Vecchio in Florence. The chameleon together with three other symbols represented for that time the founding elements of the universe: earth (precious stones) water (a fantastic fish), air (a chameleon) and fire (a salamander). These elements are respectively located in the room's ceiling, one for each wall, artistically painted by a group of artists guided by Giorgio Vasari between 1570 and 1575. 

Francesco I de' Medici, son to Cosimo I de' Medici, was famous for his chemical experiments. His "Studiolo" was enriched by wooden cabinets, where he kept his glass bottles, elements of study and results. I have visited it a few times and I wrote a dedicated post when I first visited Palazzo Vecchio in 2011. Then I went to Florence in 2013 again and created this post. One important post is apparently lost. I can't find it anymore among the blog drafts neither. 

The post I am talking about contained the photo I took of the "Studiolo" ceiling, portraying the chameleon and the other symbols. No way I can now find their close-ups online. Therefore as soon as the lockdown is over, my first visit outside my region will be to Palazzo Vecchio in Florence. I'll go there by train as usual. This is for sure a promise to me as I am truly grateful to the Italian Renaissance and more inspiration is always welcome! 



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venerdì 12 marzo 2021

Italian rants and English delights

                                                                  

Writing blog posts in English is a piece of cake!

Last week I posted my first article on my Linkedin profile with the following subject: why do I find myself writing rants in Italian and delights in English in my Friends of Cama blog

The question is most appropriate and related to the fact that beginning last December I started writing my blog posts in English and Italian alternatively according to my inspiration. 

My decision to introduce posts in Italian to the blog is caused by the fact that I am now finally in touch with an Italian audience of professionals who are helping me get back to the entrepreneurial world with an innovation of mine. I feel like dreaming. 

What I discovered nonetheless, by writing posts in Italian is that when I am communicating in my own language I end up ranting about what has happened to me in the past years or about how things do not work in Italy. Another mood that arouses from my posts in Italian is melancholy: I go back to the unforgettable times of my childhood, of a world that does not exist any more. 

Therefore my new question is: does my attitude towards some situation depend on the language I use? 

Of course, one important rule is that if you were in charge of sales like me, you would never dare to complain about anything in front of your clientele. And, my blog was originally thought out for my Cama clients. However, there is more to it. A language expresses more than a simple gathering of letters, words and verbs capable of having us communicate with each other. A language transmits a long story of interactions among the people of a country, their relationship with other populations, defining the extent of a population's global awareness. To this end, English represents to me the highest degree of acceptance and support of the American community to dreams.   

Indeed, in Italian as an example, it is not a good idea to write about "visions" or "dreams". You would rather use the words "plans" or "projects" as you are expected to be down to the point the whole time. There is no sandbox and in particular, in Italian, there is no dream allowance, as the concept of dreaming for us Italians is related only to something impossible to bring to life. It's exactly the frustration coming around about this important aspect, along with several other limits within the communication with my Italian fellows, that makes me rather write my blog posts in English. 

In summary, writing blog posts in English is a great pleasure, just like eating a piece of cake: you feel capable of dreaming!  


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mercoledì 10 marzo 2021

Consapevolezza

La bicicletta del lattaio 

Post in memoria del bisnonno Pompeo, che firmò il mutuo per rilanciare la Cama (Cooperativa Artigiana Majoliche Artistiche) negli anni Sessanta. Era un uomo bellissimo e di lavoro faceva il lattaio.  

Il mio bisnonno Pompeo Niccacci ci ha insegnato a noi nipoti a stare con chi fosse migliore di noi. Ma cosa intendeva veramente? Qual era il motivo di questo consiglio? Le cose vanno spiegate, caro bisnonno, vale anche per te, se non si vuole  che ogni volta chi ascolta debba ripassare per la strada percorsa da chi è più saggio di noi. 

Ecco che così arriva l'esperienza a supplire tale lacuna. Racconto la storia. 

Dal mese di dicembre scorso la mia vita è cambiata, si è rinnovata in me la speranza di farcela a tornare nel mondo dell'impresa con una mia innovazione, perché sono entrata in contatto con professionisti volontari, che aiutano gli imprenditori a ripartire. Fanno parte di una Onlus che si chiama "100mila Ripartenze" con sede a Treviso. 

Sono passati ora tre mesi dal mio ingresso in 100mila Ripartenze come IIR (Imprenditrice in Ripartenza) e in questo periodo in me è maturata una consapevolezza. Essa nasce proprio dal contatto con chi è professionalmente migliore di me, molto meglio preparato ad affrontare la tematica dell'impresa, perché sono persone che lavorano o hanno lavorato come manager per grandi aziende internazionali. 

Qual è quindi la discriminante tra il prima e il dopo il mio incontro con 100mila Ripartenze? Premetto che la mia visione è di unire, mettere insieme, creare un team. Ero convinta che con le crisi le persone si unissero spontaneamente come dopo una guerra. Non è così, perché le crisi passate hanno colto le aziende a macchia di leopardo, come un cancro, e il peggio è per chi muore. Prima cercavo contatti tra le mie conoscenze, presso le amministrazioni, le associazioni di categoria e non, ex concorrenti, venditori, commercianti. Addirittura il mio percorso era iniziato chiamando a raccolta i dipendenti della Cama per realizzare la mia visione di una cooperativa, un buyout, in cui il valore dell'unione da essi generato sarebbe stato il mio primo e prezioso prodotto da portare sul mercato. 

Non c'è stato niente da fare, in dieci anni nessuna porta si è aperta, eccetto le numerose prove sul territorio, le brutte figure e le sportellate in faccia che ho preso. Quindi? Cosa avrei potuto fare di meglio per incontrare persone migliori di me per mettermi sul binario giusto? Non mi è riuscito neanche di agganciare i luoghi preposti all'innovazione, pertanto la domanda è: "dove si creano queste benedette startup?" Niente. Il buio più totale. Sembra di avere a che fare con lo stesso sistema secretato dei dottorati di ricerca all'università. Non esistono neanche veri maestri in giro, chi ti indichi la strada. Non sarò mica l'unica madrina scolastica per formazione, vocazione e passione? 

Allora la conclusione è che per incontrare persone migliori di me, con cui agganciarmi per fare squadra, io avrei potuto trovarle solo nei luoghi dello studio del settore specifico dell'impresa, iscrivendomi ad un'università di economia e commercio, marketing e gestione d'azienda oppure scienze economiche. Qui avrei potuto incontrare in passato le persone che ora conosco quasi per una fatalità a 100mila Ripartenze, cercando su internet "imprenditori falliti" in un giorno in cui ero disperata, perché mi avevano pignorato il conto corrente bancario e la Postepay per meno di 5 euro, privandomi degli strumenti che mi servono per stare in contatto col mondo, con quattro spicci ma pur sempre connessa. 

Se è vero infatti che le persone fanno la differenza, perché tra queste ci possono essere i candidati per lavorare sull'innovazione, persone che ti capiscono e sono sulla stessa linea d'onda, la cosa più importante è che lo studio accademico nello specifico settore dell'impresa mi avrebbe dato gli strumenti per agire, la bussola per creare, la collocazione giusta per lavorare alla pari con gli altri professionisti e poter rispondere adeguatamente agli input. Insomma poter lavorare alla visione in maniera scientifica. La visione necessita di strumenti adeguati. 

Di grande aiuto in questi mesi per me sono i saggi di professionisti autorevoli come Roger Abravanel, che nel mese di gennaio ha pubblicato "Aristocrazia 2.0", in cui si smonta la figura dell'imprenditore alla maniera italiana, perché la forza dell'azienda è di dotarsi di manager per via meritocratica. Se alla formazione personale si aggiungono i talenti, i soft skills, allora siamo sulla strada giusta, ma per ripartire non si può prescindere dalla qualità dello studio e dagli strumenti che da esso derivano. 


Roberta Niccacci è laureata in lingue e letterature straniere moderne all’Università degli Studi di Perugia. Parla correntemente inglese, francese e tedesco. È…una pioniera Erasmus e ha condotto gli studi per la sua tesi di laurea alla Sorbonne Nouvelle Paris III. Originaria di Deruta (PG), ha prestato la sua formazione umanistica a servizio della clientela dell’azienda artigiana di famiglia, che ha chiuso i battenti nel 2011. Da allora ha condotto studi a valorizzazione del territorio per nuovi modi di fare impresa nell’artigianato artistico, partendo da arte e cultura. Il suo grande sogno è di fondare un’azienda che trasformi in realtà la sua esperienza di questi anni. Dal dicembre 2020 è un’imprenditrice in ripartenza presso la Onlus “100mila ripartenze” con sede a Treviso.



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lunedì 8 marzo 2021

The School Godmother

Breaking rules in the entrepreneurial field: how could a school prof.
be part of an innovative project in times of crisis?
 

ONE of the things
I never liked about school is that I have always been considered an excellent student, while in school and even at the university I got terribly bored. One of the activities that made me get over boredom was teaching my school mates. Later on, friends my age asked me to teach their children and so, in my original anti-career, I have been helping several students with much success. 

My latest teaching experience, going back to a few years ago. is teaching Italian to foreign tourists, expats and friends of Cama as a test on the territory. In particular, I have taught these latter students over Skype. Therefore I have already experienced the so-called DAD teaching system, "Didattica A Distanza" (tr. Distance Learning), which is in use right now under this acronym in Italy. I am currently using the distance teaching system myself, for students who are now about my age. 

I know for sure I made the wrong school choice when I accepted to attend the high school I did but, what is undeniable, is that teaching is something I can do more than easily. I could never be a student. I was born a teacher! What is teaching after all, if anything but solving problems, finding a way out together-and for someone else, indicating an efficient learning path to someone who is in trouble? Yes, my favorite part is teaching students in trouble, people who fail their language exams or who think having no talent for foreign languages. 

It all started when I was in elementary school, giving out tips to a school mate who had speaking problems. Then in the years to follow, by helping a friend in middle school with her final exam and finally, during my useless high school time, teaching students my age and friends' children in my town, Deruta: one student a year maybe, however steadily keeping my passion alive. You know what? Whoever knows me, shortly after asks me if I could teach them English. That's so funny to me. I must look like a real teacher, a school "professoressa". However, I decline requests most of the time, as teaching English "sic et simpliciter" is not my mission: my true call is helping students in trouble. Therefore I invite these potential students to go to an English school in the area. 

My question now is: how could I ever fit my teaching talent within an entrepreneurial revival project? How could I fully express my passion for teaching in the arts & crafts industry, where I grew up while applying my teaching methods to the art of selling ceramics? How could I become part of an executive team? 

One thing is established. In my language, Italian, "School Godmother" translates "La Madrina Scolastica". The first thing happening to us when we are born is that we are given a first name. Therefore a name is a good start for sure. Let's see where my passion could lead me now into the obscure field of entrepreneurship! 


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mercoledì 3 marzo 2021

A Tour of Trees and a Hairdresser: What do They Have in Common?

Announcing Angel from 
the cemetery of Perugia, Italy
TRAVEL NOTES FROM MY REVIVAL JOURNEY FOR CAMA

The other day I learned a new English expression: "to go on a tour of trees in a cemetery". I had never heard such an expression in my life before. I love it as much as I love visiting cemeteries when I am in a new place.

One of the most important cemeteries I have visited on my travels abroad many years ago is the Père Lachaise in Paris. I will never forget it. When I moved to Piegaro, Italy one of the first things I did was visiting the local cemetery. 

The last meaningful cemetery I have been to is the Verano cemetery in Rome, honoring the tomb of world-famous opera singer Antonio Cotogni (1831-1918) on the day of his death's centennial, upon invitation of the "Antonio Cotogni Association", president Rosa Rodriguez. 

What's interesting about Antonio Cotogni's humble origins, is that Antonio's father was a ceramicist in Rome, working for the Lefevre ceramic factory located on Via di Ponte Rotto Street in the Trastevere neighborhood, where Antonio Cotogni was born. 

So between death and life, my discovery of a new place continues by fixing an appointment at a hairdresser's salon. I truly enjoy having my hair done by people I do not know. A hairdresser's studio makes me guess more about how people are, by the way they wash and dry clients' hair how artistic and precise they can be. 

At this point, my question is: what does a tour of trees and a tour of hairdressers have in common? It is as simple as that to explain: A cemetery represents the silence, the memory of the past, the suffering for people who are gone forever; on the contrary, a hairdresser shows one of the most enjoyable, lively sides of social life, when all thoughts are abandoned to wish for a new look, an important event of our life, exchanging little talks with the locals, in other words: hope. 


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lunedì 1 marzo 2021

Lockdown learnings

My last experience out in the world before March 2020
Covid-lockdown was taking part in an exhibition in Frankfurt
About a year ago in March, when the Covid-19 lockdown began, I had just returned from a trip to Frankfurt, where I helped a dear friend sell her handmade greeting cards at the most important exhibition in the paper industry called Paperworld

Apart from this experience, my life these past years was pretty segregated already: I only used to run here and there, looking for people to create something with. Now that I think of it, it's been all a big mistake. Though, what remains of my tests on the territory is my essay about opera singer Berardo Berardi and several good people and friends, who are now accompanying me on my revival journey for Cama. 

So, staying home is not an issue for me. Now that last December I joined the non-profit organization called "100mila Ripartenze" (tr.100,000 Italian company recoveries), helping me get back to work with my own project, I have set my deadline at the end of this year to make my dream enterprise come true. 

As a matter of fact, right now I do not care about meeting new people randomly or going to places and to local administrations hat in hand. I feel that with "100mila Ripartenze" I am in the right place. One exception to the contacts I had during my past experiences is the Municipality of Gualdo Cattaneo, where mayor Andrea Pensi supported my project for the territory: a plaque to remember opera singer Berardo Berardi. 

The plaque I have created with my research to remember
the place where opera singer Berardo Berardi was born in Gualdo
Cattaneo, Italy 

Moreover, one additional thing I have learned in lockdown is the use of contemporary books. This is very important to me. First of all, my favorite books are essays. I truly love essays from the time these books were assigned to me for my school exams. 

Then in lockdown books turned out to be an efficient bonding agent during the stay-home period. Once again even on the net, I have been looking for connections. One thing I have done is create a Facebook group for my publisher, which I have personally administrated for four months with much success. However in the end the experience turned out to be fruitless or even create problems for me. So I have quit the project as I was a volunteer. 

Regarding books, I also feel that in these essays I find the answers to all my questions about my years spent searching and testing. It's like talking to the authors: I can hear their voices while I am reading their books. In these freshly released texts, I can find the right directions to my path and what's great is that I am learning everything effortlessly. 

In conclusion, life learning experiences can turn positive even during a lockdown period, and in fact, lessons are better learned during hard times. From now on, no more distractions for me. Once and for all. There is nothing out there of any good for me unless I follow a certain line of conduct, that I can now envision more clearly thanks to this final challenging period.


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