Tu vuò fa' l'americano ma si' nato in Italy (1956) - Renato Carosone
Per i falliti esiste la possibilità di essere liberati da ogni debito: si chiama "esdebitazione" in conformità all'art. 1, comma 6, lettera a), n. 13, della legge di delega 14 maggio 2005, n. 80. Il provvedimento, a modifica del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 (“legge fallimentare”), si ispira al diritto anglo-americano e quindi al concetto di "discharge" (tr. sgravio, cancellazione) allo scopo di permettere al fallito "to make a fresh start in life" (tr. ricominciare da capo nella propria vita).
Qui da noi per un fallito non c'è sogno americano che regga, anche perché la legge italiana tradisce un disinganno, che traspare dal linguaggio giuridico non comunicativo, sintatticamente obsoleto, avulso dalla realtà, generato da uno stile benevolo e munifico, come era proprio dell'era fascista, in cui la legge fallimentare venne originariamente emanata; scrivono nella legge che l'istituto dell'esdebitazione-discharge è un beneficio per "premiare il fallito onesto ma sfortunato", il "soggetto meritevole", quindi l'esdebitazione si tradurrebbe in un vantaggio, un premio per chi lo riceve, come se un fallito onesto fosse l'eccezione in una manica di ladri. Tutt'altra è la realtà del fallito e va conosciuta.
Per usufruire infatti dell'esdebitazione come persona fisica, si deve essere conclusa la procedura fallimentare tramite il tribunale, dopo la quale ti ritrovi povero, senza laboratorio e senza casa, perché per almeno dieci anni, se ti va bene, sei rimasto in balìa dei burocrati e dei loro ausiliari, che tra l'altro hanno la precedenza nella riscossione delle parcelle rispetto ai creditori. Nel frattempo se vuoi ripartire, devi ricorrere a sotterfugi, prestanomi, fatture false. Nessuno ti apre un conto corrente.
Quindi l'istituto dell'esdebitazione in Italia è una vera e propria presa in giro. Quando sei fallito tramite una procedura fallimentare, specialmente nel caso di una micro o piccola impresa familiare artigiana, non hai la possibilità di riprendere la tua vita lavorativa precedente. Considerato che nella maggior parte dei casi non si fallisce da giovani, la tua speranza di ricominciare da imprenditore in tempi utili a realizzare il successo imprenditoriale in stile "sogno americano" è vicina allo zero.
Il tuo sacrificio del fallimento sarà solo servito a darti una lezione di sfregio, noncuranza, abbandono, inutilità e antieconomicità di una pratica crudele a distruzione di capitali e persone. Infatti se ne vedono le conseguenze nei suicidi di imprenditori falliti, come è il caso di Emanuele Sabatino, il meccanico del web, che si è impiccato lo scorso mese di dicembre, ma di cui si tacciono i segni indelebili che il fallimento avrà lasciato nella sua integrità mentale.
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Post originali di Roberta Niccacci
Storia di un'azienda artigiana italiana in tempo di crisi
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1 commento:
Che tristezza ciao Robi un abbraccio
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