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giovedì 25 novembre 2021

Gli invisibili


Chissà che fine ha fatto la giornalista del nostro TG1 Maria Luisa Busi? Ha la mia stessa età. Nel 2010 lasciò la conduzione del TG1 per i motivi che spiega nel suo libro "Brutte notizie - come l'Italia vera è scomparsa dalla tv" (Rizzoli). Sinceramente non avevo approfondito la questione a suo tempo. Mi sono ritrovata a leggere il libro, perché cercavo su Internet "Giuseppina Virgili", un'imprenditrice toscana fallita nel campo dell'abbigliamento. Così mi sono imbattuta nel libro della Busi, perché a pag. 187 (Nord Est. Il sogno spezzato) cita la vicenda di Giuseppina Virgili. 

Sembra che Maria Luisa Busi sia l'unica giornalista che dedichi un suo libro agli "invisibili", ovvero ai disoccupati, ai precari e anche ai falliti, alle persone che non hanno più voce, emarginate dalla società, che non compaiono al Tg. Ecco cosa scrive Maria Luisa Busi riguardo agli invisibili: "Se a individui come Sergio e Angela e a quelli come loro non dai la parola, se non li racconti, non li fai esistere. È semplice. È come se li annullassi dal tuo orizzonte [...]" (Gli invisibili del Tg, pag. 96). 

Qual è il problema dei falliti? Che cosa vogliono? Prima di tutto essere "ricollocati" nella società, poter ripartire con l'arte che praticavano prima del fallimento: artigianato artistico, abbigliamento fatto a mano in Italia, made in Italy, i fiori all'occhiello del nostro Paese svenduti alle aste tramite i tribunali fallimentari, che ci vedono come un conto corrente, una partita IVA e un codice fiscale

Eppure a nessuno interessa di salvare o aiutare quei falliti "fisiologici" che chiudono ogni anno, fino al 2019 circa 11.000 imprenditori (dati Cerved post Linkedin di 100milaRipartenze). Undicimila persone all'anno non interessano ai partiti politici, non interessano alla giustizia, non interessano alla gente, che nutre pregiudizi negativi verso i falliti: o sono degli incapaci o dei truffatori. Così i falliti vanno a nutrire la schiera degli invisibili, di cui scrive Maria Luisa Busi, persone che non trovano un lavoro, che diventano povere e che vengono sepolte vive per aver fallito in tempo di crisi. 

E un nuovo lavoro? Perché non si inventano qualcosa questi falliti? Provate a trovare voi un lavoro per una persona di mezz'età fallita, che ha fatto un solo lavoro per tutta la vita. Potrebbe essere un'idea a sostegno del ricollocamento dei falliti. Daremmo una mano allo Stato. I miei genitori nelle altre fabbriche di Deruta non ce li hanno voluti. Un ex concorrente ha sfruttato la disgrazia del fallimento della Cama per impossessarsi del campionario e del laboratorio, questo sì. 

 

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Post originali di Roberta Niccacci
Storia di un'azienda artigiana italiana in tempo di crisi
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2 commenti:

Unknown ha detto...

Cara Roberta, che post interessante!
La Busi è una giornalista che gode della mia stima e della stima di tante persone,infatti nel momento in cui non si è più vista, tante le domande che ci siamo fatte. Con le tue ricerche, eccoci avere tante risposte. I giornalisti dovrebbero rispettare la carta dei doveri del giornalismo, ma quando si è una giornalista onesta,con un'etica,(e per fortuna ce ne sono)...si diventa scomodi!

Anonimo ha detto...

Uhhh, la Busi! Articolo molto interessante. Grazie per la condivisione