Édouard Manet, Il suicida, 1877 circa, Fondazione E.G. Bührle, Zurigo |
Sempre dalla mia esperienza viene la fine di una persona di neanche di sessant'anni, che qualche anno fa si è lasciato morire, perché si era indebitato e non sapeva come uscire dal vortice in cui era finito: lo hanno fatto fallire dopo morto. Si tratta della forma più crudele di fallimento, perché un morto non può difendersi, per quanto anche fallito da vivo, se ti fai affiancare da un legale, sei un morto che cammina, destinato alla cancellazione dal mondo civile.
Per un imprenditore, a fronte di un debito, non esiste infatti prescrizione, mentre se un delinquente ti ruba i soldi, tu hai cinque anni di tempo per fargli una denuncia penale. Poi il ladro ti pagherà quello che vuole e determinerà lui la sorte. Invece il tuo destino in un fallimento, se sei un imprenditore, sarà solo uno e non sarai tu a decidere, ma "la legge". Trovo questa disparità di trattamento tra cittadini come una profonda ingiustizia: i delinquenti hanno la meglio e corsie preferenziali. Questi e altri pensieri si affollano nella mia mente, oggi 10 settembre, giornata mondiale di prevenzione del suicidio.
Nessun commento:
Posta un commento