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mercoledì 22 settembre 2021

Trampolino di lancio

foto di Adam Pretty

Sono convinta che chi non è passato per un fallimento sentenziato dal tribunale non si renda conto di quel che significhi per chi lo subisce. Lo capisco dai feedback che ricevo. In più, essendoci di mezzo il denaro, gli interlocutori sono schivi e per la maggior parte esprimono un giudizio di condanna pur senza parole. Il denaro è in cima alle priorità e le persone si sentono chiamate in causa a difesa delle proprie tasche. 

Esistono inoltre delle storie metropolitane sul fallimento legate all'immaginario collettivo, ovvero che si fallisca coi soldi e che sia una truffa per riaprire. Per i più sognatori il fallimento equivale a un trampolino di lancio per ricominciare. Riaprire un'azienda dove? In Italia? Quando? A distanza di dieci e più anni dal fallimento? Aspettando l'esdebitamento? Non siamo negli Stati Uniti. 

In Italia, se dici che hai fallito da persona onesta, prima di tutto passi per fesso. Perché il nostro è il Paese dei furbi. Poi il passo successivo è di indagare perché sei fallito, diventando tutti scienziati un po' come succede su facebook. I più arditi, anche tra gli pseudo-professionisti, sono pieni di pregiudizi e di parole di condanna per il fallito. La tua storia imprenditoriale di decenni viene spazzata via in un attimo. La crisi planetaria passa in secondaria importanza. 

Per quanto riguarda infine il trampolino di lancio, esiste una confusione di termini, che viene dalla traduzione indiscriminata delle parole inglesi "to fail" e "to go bankrupt", ovvero rispettivamente "non riuscire (in un progetto, in un esperimento ad es. imprenditoriale) e "fallire (passando per la sezione fallimentare di un tribunale)". Sembra che il primo verbo "to fail" abbia sostituito il secondo "to go bankrupt", che vuol dire in effetti "fare bancarotta", che non significa necessariamente bancarotta fraudolenta. 

Il primo "to fail" è legittimo per un imprenditore, anzi è l'errore che notoriamente porta al successo di un progetto. Lo si accetta; il secondo "to go bankrupt" ti annulla come imprenditore e come persona, perché passi per il tribunale, che ti annienta. In Italia, dopo un fallimento da tribunale, non puoi ricominciare con una tua impresa, a meno che non trovi un prestanome, chi vuole mettere i soldi per conto tuo, non ci puoi mettere la tua faccia, perché il fallimento da tribunale è un'esperienza distruttiva della persona al pari della carcerazione, che non è riabilitativa. D'altra parte i tribunali sono gli stessi e il fallimento si rivela una forma di detenzione senza sbarre. 


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Spero tu possa scrivere un libro, ma spero tu possa arrivare a mezzi di comunicazione più potenti come, ad esempio, la televisione.