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lunedì 19 aprile 2021

Una punizione esemplare

La "Bonorum cessio culo nudo super
lapidem", punizione esemplare per i
falliti, che rispondevano "CEDO BONA!"
(particolare Cappella Sistina, creazione
degli Astri) 


Il trattamento dei falliti in Italia è quello di una punizione esemplare, di romana, medievale e rinascimentale memoria, attestata dai libri, ma noi non siamo ladri. Chi veramente fallisce di proposito è un ladro e lo Stato ci considera così tutti come ladri.

D’altra parte tale comportamento dei burocrati è avvalorato dal fatto che anche sul piano del controllo finanziario lo Stato si comporta allo stesso modo: un ladro che ha paura di un altro ladro (vedi lotteria degli scontrini per combattere l’evasione fiscale o registratori con le fatture elettroniche che vanno direttamente all’Agenzia delle Entrate. Roba da mediocri, gente apatica, tutt'al più da circolo di paese non da uno Stato che si rispetti). La radice del problema per me risiede nella burocrazia e nella sua storia: i burocrati si sono da sempre opposti a chi fa commercio con un accanimento feroce. È un comportamento meschino, di persone miserabili, senza arte né parte, gente arretrata.

È questa burocrazia che comanda in Italia e che genera l’andamento del Paese, che fa andare via i suoi cervelli migliori, perché uno studioso vero o un lavoratore autentico non riesce a comunicare con un burocrate. Quindi, ora, siccome noi falliti in tempo di crisi non siamo ladri, c’è da indagare su come la burocrazia si possa evolvere, per un’Italia più efficiente, comunicativa, proattiva, alla pari coi suoi cittadini, specie quelli che a causa del fallimento non sono più contribuenti.

I burocrati attuali del Tribunale fallimentare si comportano da miserabili, esercitando uno strapotere sul cittadino, sono persone passive, senza qualità, che attivano una vendetta sugli altri, forse determinata da frustrazione o solamente al fine di mantenere uno stipendio per se stessi (accanirsi sulle disgrazie degli altri per loro è "lavoro"), senza averne diritto, perché non sono loro che generano profitto in Italia. Sono i giustizieri di una catena di provvedimenti simili, come sopra detto.

Quindi c’è da rivedere i termini della passività dei burocrati tramite diverse azioni, che lo Stato può mettere in atto per migliorare la sua relazione con il contribuente, combattendo la passività dei burocrati e dei dipendenti dello Stato, per generare accoglienza, cura, proattività e recupero dei suoi contribuenti specchiati, che sono finiti in disgrazia in tempo di crisi.   

Sul tema della cura come politica in tempi di crisi e di giustizia in un'economia neoliberale, sto leggendo il saggio della professoressa Luigina Mortari, "La politica della cura - prendere a cuore la vita", Milano, Raffaello Cortina Editore, 2021, pp. 223 


(...continua...a lunedì prossimo) 

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Post originali di Roberta Niccacci
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