Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori "dipendenti" |
Domani non sarà la nostra festa, perché con la nostra azienda artigiana, ora in fallimento da dieci anni, siamo stati dei datori di lavoro.
Domani sarà invece la festa dei lavoratori "dipendenti", quelli che nel terzo millennio scelgono di lavorare alle dipendenze di qualcuno, che ancora chiamano "padrone". Sono persone che non sono riuscite ad entrare nel carrozzone dello Stato con un impiego "sicuro" fino alla pensione, il sogno di noi italiani, e così si devono accontentare di stare alle dipendenze di uno sfruttatore privato.
I sindacati chiedono per i loro iscritti tutele oltre misura. In sede di fallimento al tribunale di Perugia erano in tre rappresentanti a difendere il "diritto" del dipendente al TFR. Arrivano perfino a far trovare, presso i patronati, impiegati compiacenti che hanno permesso a tre nostre ex-dipendenti di "provare" a prendere la pensione per "malattia professionale", in un momento in cui percepivano la cassa integrazione, perché l'azienda era in sofferenza. Le richieste non erano di certo veritiere. La fabbrica avrebbe ufficialmente fallito l'anno dopo.
Ci vuole del coraggio da parte dei sindacati a fare certe azioni scellerate a danno della comunità. I sindacati sono capaci anche di queste cose, di cui si rendono complici tramite i patronati e i medici compiacenti. Dov'è finito per i medici il giuramento d'Ippocrate?
Io domani, PRIMO MAGGIO, non avrei quindi niente da festeggiare, perché da dieci anni mi dedico a studio e networking. Quindi il mio lavoro "intangibile" non è neanche considerato lavoro. Domani non avrò niente da festeggiare e invece "lavorerò" anche domani per trovare chi può ricomprare la PRIMA CASA dei miei genitori, che in questo mese andrà all'asta. Dico che lavoro, perché in Francia, quando andai a studiare come pioniera Erasmus, alla Sorbona per "studiare" dicevano "travailler".
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