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domenica 25 aprile 2021

Lasciando la propria casa


È la calma dei giorni di festa quella che si respira oggi nella casa dei miei genitori. Il mio appartamentino si trova al piano inferiore, ma in questi ultimi mesi di vita nella nostra casa, ho deciso di dormire in camera con la mia mamma e di studiare qui nella sala. 

Nonostante sia la prima casa dei miei genitori, il fallimento che ci è toccato è il più feroce dei mali: i miei genitori non possono neanche usufruire della sospensione dell'esecuzione per prima casa, perché l'abitazione è all'interno di un fallimento aziendale. 

La nostra casa è su tre piani, originariamente una casa colonica ottocentesca, situata in prossimità della superstrada E45, per la cui costruzione i miei bisnonni furono sottoposti ad espropriazione. Al piano terra ci sono i garage e in fondi, una volta occupati dalle mucche, perché il mio bisnonno Pompeo faceva il lattaio. 

Il primo piano, dove una volta abitavano i bisnonni e i nonni, è stato diviso in due parti per via di eredità, quando morì per ultimo il mio nonno Nazzareno nel 1988. La parte frontale della casa, toccata in eredità ad un mio zio, è stata venduta. Ecco perché il mio è rimasto un appartamentino, ovvero la metà dell'abitazione originaria. 

La soprelevazione a due piani, costituiti dall'appartamento dei miei genitori e dalla mansarda, sono stati costruiti a partire dal 1966, contro il volere dei nonni e degli zii. Eppure il bisnonno Pompeo volle accontentare il mio babbo e gli firmò il benestare a costruire sopra la sua casa. Ci vollero due anni prima di venire ad abitare qui. Il 1968 fu anche l'anno della nascita del mio fratellino. 

Per cinque anni dal loro matrimonio, i miei genitori avevano abitato nella casa al primo piano e tenevano il mio lettino nella loro camera da letto. Con la nuova casa, io e mio fratello avevamo una stanza tutta nostra, che a me sembrava immensa. Un lettino a sinistra, la finestra che dava verso il campo di granoturco, il pollaio e il pozzo, un lettino a destra. L'armadio era condiviso ed era con apertura a soffietto di color verde muschio. 

La sala, in cui mi trovo in questo momento, è rimasta "non rifinita" per decenni. L'abbiamo imbiancata in occasione del matrimonio di mio fratello, comprando i mobili scontati dal mobiliere del posto. Un'occasione. Quegli stessi mobili ci sono stati pignorati. I miei li hanno ricomprati grazie ad un cugino prestanome. Così ora mi trovo in questa sala e i ricordi dei luoghi in cui sono cresciuta si affollano nella mia mente. Vedo i volti dei miei bisnonni, dei miei nonni e dei miei genitori giovani, che salgono le scale della nostra casa felici di tornare dal lavoro. Ma ora sento avvicinarsi il momento in cui il portone della nostra casa si chiuderà per sempre dietro di noi, dicendoci che in quella casa non potremo più rientrare. 



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Post originali di Roberta Niccacci
Curiosità rinascimentali in tempo di rinascita
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