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domenica 3 ottobre 2021

Lo scempio si compie

Per iniziativa del governo il supermercato delle aste regala gli immobili
a prezzo vile dopo anni e anni dall'esecuzione immobiliare 

Mercoledì 6 ottobre andrà l'asta della nostra fabbrica artigiana al 19% del suo valore stimato dal tribunale. A distanza di tredici anni dalla data dell'esecuzione immobiliare, lo Stato dopo 16 esperimenti d'asta regalerà un bene costruito coi sacrifici: 1.530 mq a 134mila euro. Noi alla banca abbiamo dato in pegno l'immobile per il suo valore totale, non per essere svenduto, dopo che il laboratorio è stato sventrato dei suoi strumenti da lavoro e il campionario regalato ad un cifra irrisoria ad un ex concorrente di Deruta

La domanda è: il tribunale non poteva svendere direttamente il bene al prezzo vile e liberarci subito del peso del fallimento, che per un esecutato è uno stillicidio senza fine? Chi controlla gli sprechi di denaro pubblico in un fallimento? La Corte dei Conti non ha voce in capitolo sui fallimenti? Come succede nei supermercati e nei centri commerciali, i consumatori si abituano agli sconti e quindi aspettano il prezzo più basso del mercato. Tanto vale svendere subito. Sfregio per sfregio, meglio la libertà. 

Il fallimento ha infatti come conseguenza di tenere gli ex imprenditori in stallo, legati mani e piedi, senza potersi liberare per anni e anni del condizionamento della situazione fallimentare, per poi ritrovarsi ad essere beffati riguardo ai beni messi all'asta. Ora rimane la prima casa dei miei genitori, che è andata all'asta quest'anno per la prima volta. Chissà se i miei genitori in punto di morte potranno accedere all'esdebitamento

Mi dicono che le edulcorazioni alla procedura fallimentare non correggono il regio decreto del 1942; infatti questo era scontato, perché una legge fascista non può essere modificata nella sua malignità. Eppure queste leggi fasciste le applicano burocrati e magistrati che anche per soldi si dicono di sinistra con un'indifferenza inaudita mascherata della difesa dei creditori. I falliti non subiscono solo uno sfregio ma anche una carcerazione senza sbarre. 

Il fallimento non dovrebbe quindi stare in mano dei tribunali, perché come ex imprenditori non si può essere trattati peggio degli stragisti, sotto tortura per anni e anni della burocrazia in un'inutile perdita di tempo prezioso per i sottomessi, carcasse su cui si avventano professionisti senza scrupoli per riempire le proprie tasche. Si dicono giustizieri per i creditori, ma loro sull'industria del fallimento ci vivono, senza la consapevolezza di essere vicini alla necrofilia e di essere accaniti per i soldi. 

Nota bene: le foto sulla pagina dell'asta sono errate come pure la descrizione di "magazzino". Lo Stato sta svendendo una signora fabbrica. 


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Storia di un'azienda artigiana italiana in tempo di crisi
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3 commenti:

Anonimo ha detto...

...forse la storia umana travalica il valore commerciale, ora di quella storia non rimane nulla e la fabbrica oggi non può ricollegarsi alla vecchia Cama

Anonimo ha detto...

Mamma mia che tragedia.. Non si finisce più di soffrire. Sono vicina te a te e alla tua famiglia con tutta la mia comprensione.

Anonimo ha detto...

Ciao Roberta
non ho parole.
domani sarà una giornata emotivamente dura per te e la tua famiglia. ti sono vicina.
un abbraccio