SanchoPanzaXXI, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons |
Lo Stato si è macchiato le mani di sangue, perché ha permesso di assegnare il laboratorio di 1530 mq. alla cifra di 118mila euro, svalutato dell'80% a una ex concorrente di Deruta. Qui ci guadagnano solo i "professionisti", che lavorano nei fallimenti, perché si prendono per prelazione almeno 25mila/30mila euro dell'importo acquisito con l'asta. Perché lo sfregio di vendere a prezzo vile? Loro, "i professionisti", ci guadagnano comunque. Poi nelle aste ci sguazzano persone già ricche, che fanno l'affare. Basti dire che le aste sono una riserva di caccia anche per la mafia. Questo per me vuole dire lasciare braccio libero a ignoranza, avidità e cattiveria.
Pertanto già dal 2009, quando la Cama era entrata in sofferenza, ho aperto questo blog, per ricercare nell'intangibile, nell'arte e nella storia della majolica dei motivi di rinascita. Purtroppo per arrivare alle persone giuste, gli studiosi storici dell'arte, ceramologi e archivisti con cui ora sono in contatto, mi ci sono voluti dieci anni, il tempo che è servito al tribunale per distruggere i sacrifici della mia famiglia. E poi la tortura non è ancora finita.
Quindi il motto latino arriva a proposito, perché la Cama non vuole morire, è come una persona spinta da viva in una bara, che si difende dalla chiusura del coperchio a filo di stagno, che spira lentamente per soffocamento. Ciò che si prova in un fallimento è indicibile, è una forma di violenza verso gli imprenditori onesti travolti dalla crisi, che si sono fatti trovare impreparati, con le banche che invece davano mutui senza garanzie proprio in prossimità delle crisi del 2001 del 2008, i "poteri forti" che davanti alla legge non rispondono dei propri errori, anzi si fanno aguzzini.
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