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domenica 15 agosto 2021

Curatori & caregiver


L'uso delle parole è fondamentale nel sapersi vendere e quindi nel fare marketing della propria attività. È il caso della parola "curatore", una figura professionale che rientra nella categoria dei distruttori, degli avvoltoi e degli approfittatori della crisi: avvocati, notai, commercialisti si prestano a contribuire a distruggere le aziende in tempo di crisi per "lavorare" nei tribunali fallimentari come curatori part-time per "arrotondare" gli introiti. 

L'articolo di Avvenire di ieri 14 agosto 

Non esiste infatti "cura" da parte dei curatori nei confronti delle aziende fallite, perché beni d'affetto e strumenti da lavoro come pure le prime case vengono svenduti a persone di cui non si conosce l'integrità, approfittatori della stessa natura di chi lavora nell'industria dei fallimenti, creando un mercato parallelo al mercato immobiliare e mobiliare. L'industria dei fallimenti è tuttavia autorizzata a contravvenire a qualsiasi regola di mercato, anti-dumping e concorrenza sleale. 

Infatti alle aste è andato anche il campionario della nostra azienda artigiana, regalato ad un ex-concorrente di Deruta a poche centinaia di euro. La storia di 40 anni della nostra fabbrica, il lavoro dei miei genitori da quando avevano rilevato la CAMA DERUTA dal mio nonno, non per eredità ma pagando l'azienda che loro stessi avevano rimesso in carreggiata, finito nelle mani di altre persone avide di denaro e che vanno in giro a fare affari sulle disgrazie degli altri. 

Invece specie nei momenti di crisi abbiamo bisogno di caregiver, persone che si prendono cura degli altri, che li aiutano a superare le crisi aziendali, che non giocano alla distruzione. Come dice bene un imprenditore, che sta lottando per non fallire, "commercialisti, avvocati e consulenti sanno dare i consigli finché le cose vanno bene ma poi, nel momento del bisogno, non sanno trovare la soluzione per uscire dal guado". Forse la ragione sono sempre i soldi, perché se non ci si vede un guadagno o se non si viene pagati, allora non si agisce con la stessa passione, che spinge alcuni ad andare incontro agli altri. La passione viene infatti dall'arte di esercitare un'attività che fa del bene agli altri, al territorio e alla comunità senza guardare all'interesse personale. La crisi non dovrebbe permettere che esistano persone a lucrare sulle disgrazie altrui. 


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1 commento:

Anonimo ha detto...

È una cosa da brividi. Non avrei mai pensato all'industria mafiosa parallela nei fallimenti.