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sabato 7 agosto 2021

Punizioni corporali


Esiste un immaginario collettivo dell'imprenditore che fallisce coi soldi, ma io ne devo ancora incontrare uno. Chi passa per la sezione fallimentare di un tribunale non ci entra coi soldi e non ne esce sano. I fallimenti sono esperienze crudeli e inaudite, in cui la giustizia infligge al fallito una punizione corporale. Iniziamo dalla pena fisica più innocente: la gogna mediatica.  

Mentre per tutte le abitazioni in vendita sul mercato immobiliare, si protegge la privacy del proprietario, indicando orientativamente la zona di vendita del bene, sul mercato parallelo delle aste giudiziarie si specifica l'indirizzo dell'immobile come in una gogna. Pertanto in un piccolo paese, ad esempio Deruta (PG), ci sono compaesani che vanno su internet alla ricerca dell'elenco dei falliti: cinismo? divertimento? maldicenza? 

Crescendo nelle pene corporali, si passa per il branding, che rientra tra le punizioni corporali: se sei fallito, se marchiato a fuoco. In Italia non potrai ripartire come imprenditore a meno che non trovi un prestanome. Se sei un ex socio dell'azienda fallita, in un mutuo passi anche per fidejussore e fallisci due volte: sarai perseguitato a vita dai cartolarizzanti, finché non paghi il debito, oppure, col benestare dello Stato, gli stessi ti prendono il quinto dello stipendio per tutta la vita e ti pignorano i tuoi pochi risparmi del nuovo lavoro da dipendente. 

Infine esiste una punizione corporale ancora peggiore, che consiste nel rovinare le persone fallite, che si procurano una morte lenta, dandosi all'alcol e alla vita di senza tetto, fino ad arrivare al suicidio, pari alla pena di morte. In tutto questo c'è l'intenzione consapevole da parte della giustizia di produrre un danno fisico nelle persone fallite, visto che dai tribunali fallimentari non danno segni di reazione ad eventi catastrofici della vita dei falliti. Per loro è "lavoro". In più i "professionisti" della giustizia si arricchiscono sulle disgrazie economiche dei falliti, aumentando il carico di ingiustizia del sistema, che si erge a impresa. 

Per un Paese civile non dovrebbe essere possibile lucrare sulle rovine altrui, perché è il principio su cui si basa la mafia. Inoltre non è cambiato niente da quando per i falliti si attivava la pietra dello scandalo di storica memoria: fu la prima punizione corporale sui falliti. Anzi ora il sistema si è organizzato in industria. Il fallimento non può essere materia dei tribunali fallimentari, perché i metodi della giustizia sono punitivi e non riabilitativi. Essi non considerano infatti il danno fisico che si produce nelle persone fallite, che provano dolore, disperazione e vergogna per anni e anni, provocando l'esperienza conseguenze irreparabili per il resto della loro vita. 


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si parla o pensa al fallimento quasi mai si pensa agli effetti che questo ha sulle persone.

Anonimo ha detto...

Roberta buongiorno, ho letto il tuo articolo sempre ben fatto.