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venerdì 20 agosto 2021

Non è materia di tribunali



A me lo stress da fallimento ha cambiato i tratti somatici. Nelle foto non mi riconosco più. Il tracollo è avvenuto a distanza di molto tempo dalla data del fallimento. Inizialmente non ti rendi conto di ciò a cui stai andando incontro, fino a quando non ti toccano come famiglia. Infatti in un fallimento la distruzione di beni e persone è progressiva: prima ti distruggono l'azienda, svendendo beni e strumenti da lavoro, poi ti attaccano come fidejussori (che sono gli stessi soci d'azienda) e infine mettono all'asta la prima casa della tua famiglia per regalarla ad altri. 

Si dice che i falliti siano come i malati terminali. Finisci con l'essere escluso dalla società. Io ho accusato il primo colpo, quando i cartolarizzanti l'anno scorso mi hanno pignorato Postepay e conto corrente per meno di 5 euro. Mi sono vista privata della libertà e attaccata nella mia dignità, perché, già povera, non potevo più interagire con il resto del mondo in autonomia. Dovevo ricorrere a qualcun altro anche per fare un bonifico per aderire ad un'associazione. 

In un'esperienza di fallimento e anche nella nuova istituzione del concordato in continuità, la morte dell'azienda e l'annullamento dell'imprenditore sono una certezza. Ti ritrovi infatti come in un tavolo autoptico con intorno "professionisti" emanazione della burocrazia statale, un' équipe di becchini che si impegna ad alimentare un business parallelo all'economia sana, di sfruttamento delle disgrazie altrui, con conseguenze feroci di illegalità, anti-dumping e concorrenza sleale.  

Poi l'attacco finale e più doloroso è stato l'asta della prima casa dei miei genitori nel mese di maggio di quest'anno. Una parte dell'abitazione non può andare all'asta, sono i 48 mq  in cui ho io la residenza. Il curatore fallimentare ci vuole spingere quindi tutti e tre, io e i miei genitori, in questo spazio angusto come se fossimo degli animali da spostare in una gabbia più piccola, per poter fare il proprio lavoro di distruzione: vendere all'asta la casa al prezzo vile dopo numerosi esperimenti. Uno sfregio? Chi ci guadagna? Qual è l'obiettivo del sistema? 

Per questi ed altri motivi sono convinta che il fallimento non sia materia di tribunali, perché gli imprenditori e le loro famiglie per anni scontano una vera e propria pena, in cui vengono a mancare la libertà, la pace, la serenità: quest'ultima così auspicata anche nelle comunicazioni scritte dei giudici, che evidentemente non sanno cosa significhi il fallimento da questa parte. Se loro desiderano per sé di "lavorare in serenità", qui nei falliti la serenità non esiste più e viene violata ogni giorno, perché si vive nell'incertezza di un gioco al massacro, che in una democrazia non può essere tollerato


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi fa tanta tristezza leggere questi post. Sei una persona colta; mi innamora leggere come scrivi. Spero tu riesca a far sentire la tua voce. Non dire che sei povera, una persona col tuo sapere sarà sempre ricca.

Anonimo ha detto...

Meno male Roberta che hai le capacità di fronteggiare chiunque e nn è da tutti! Un abbraccione