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venerdì 13 agosto 2021

Il cavallo sbagliato

Giorgio De Chirico, cavallo bianco nel bosco (Arione)
1948, Roma, Galleria Nazionale 


Lo Stato difende a spada tratta i dipendenti di un'azienda in sofferenza, che in tempo di crisi si è trovata a corto di liquidità. Ma i datori di lavoro di una piccola azienda italiana non sono anche loro lavoratori, anzi operai dentro la propria azienda? Così i "diritti" dei lavoratori diventano l'arma di distruzione di un'azienda col benestare dei sindacati e dello zoccolo duro dei giudici di un tribunale. 

Qual è stata la molla che ha mosso il dipendente il 30 dicembre 2011 a richiedere il fallimento dell'azienda in cui aveva lavorato per 40 anni, dopo aver percepito tre anni di cassa integrazione e già destinatario  da un anno di pensione da lavoro dipendente, senza famiglia e con la terra a disposizione con fiori e frutti? 

Così al momento della sentenza dei giudici del tribunale di Perugia questi particolari di cui sopra non sono stati resi noti: il dipendente aveva il "diritto" di annientare l'azienda per reclamare il tfr, trattamento di fine rapporto, proprio in quel momento di crisi, senza averlo mai reclamato in 40 anni, con cui non doveva evidentemente mangiare, ma col quale ha acquistato un'Alfa Romeo nuova di concessionario, l'ultimo modello di grido rossa fiammante. 

Lo Stato punta quindi sul cavallo sbagliato, perché quel dipendente non avrà interesse a ricostruire un'azienda o a partecipare alla rinascita dell'Italia dopo la crisi. Ciò che il dipendente potrà fare è garantire il voto al partito di appartenenza del suo sindacato, che ha contribuito a montare la sua rabbia contro l'azienda. Tutto per i soldi che, sotto forma di credito, per la banca non hanno scadenza, ma invece per un datore di lavoro sono la mannaia di una ghigliottina, in cui la sentenza di fallimento è solo l'inizio di un percorso ignobile per un Paese civile. 

Si sarà reso conto il dipendente delle conseguenze che avrebbe prodotto all'azienda artigiana, di cui era titolare sua sorella? Il dipendente ha detto di aver agito tramite istanza di fallimento, perché non ci eravamo fatti più sentire. E la firma della cassa integrazione cos'era se non soldi sonanti?  Lo stesso ha anche confessato di essere stato consigliato dai sindacati. 


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