Siamo stati clienti della Cassa di Risparmio di Perugia dagli inizi della storia della nostra fabbrica artigiana negli anni Sessanta, quando venne costruito il laboratorio situato sulla via Tiberina, all'allora km.77. I miei bisnonni, marito e moglie, firmarono le cambiali fidejussorie per il mutuo a fronte della costruzione dell'edificio. Si giocarono l'unico bene che avevano, la loro abitazione in Via alle barche a Deruta, ma sulla cooperativa avevano già scommesso nell'anno di fondazione, il 1954.
Successivamente, dagli inizi degli anni Settanta fino al boom degli anni Novanta, la Cama è andata avanti attingendo al fido bancario, perché era ripartita dopo un tracollo dovuto alla fuoriuscita incontrollata dei soci. Nel 1971 mio nonno alla Cama era rimasto con una scatola vuota e i miei genitori ancorati all'azienda, ricominciando nel 1974 da più di sotto zero per una spesa inaudita a liquidazione anche del nonno, oltre a un nuovo mutuo in corso d'opera per la sopraelevazione.
Quindi negli anni Novanta, prima del benessere sopravvenuto e di una relativa tranquillità, siamo rimasti dipendenti delle banche e nel momento peggiore, nel 1999 alla vigilia della crisi, abbiamo contratto il mutuo che ci ha sotterrato. La banca, allora già Unicredit, nel 2008 ha proceduto all'esecuzione immobiliare del laboratorio di Via Tiberina, all'asta dal 2013 e ora, dopo 16 esperimenti, il tribunale ha spacciato l'immobile svalutato dell'80% a una ex concorrente di Deruta.
Come dice il mio babbo, la banca con la Cama ha realizzato più soldi in interessi passivi che tramite la vendita all'asta della nostra fabbrica. Siamo stati massacrati per una cifra che per una banca sono spiccioli, un insulto per il valore dell'immobile; non paghi di ciò, io e mio fratello siamo anche attaccati per via extra-giudiziale, nella veste di fidejussori del mutuo bancario, perché nel frattempo la banca ha ceduto il credito ai cartolarizzanti. Questa non è giustizia. Noi il laboratorio lo abbiamo impegnato per il suo valore per intero e non dobbiamo niente alla banca e tanto meno ai cartolarizzanti.
1 commento:
Buon pomeriggio Roberta. Leggendo i tuoi post, mi sorge spontanea una riflessione: Lo Stato, avrebbe dovuto salvaguardare il valore d'arte della vostra azienda nel nostro Paese, anzichè come ben affermi te, «massacrati per quattro spicci».
Vergogna assoluta!
Un abbraccio.
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