Così, con la miccia accesa dal fratello di mia madre, che dopo 40 anni alla Cama ha reclamato il tfr proprio nel momento di difficoltà dell'azienda, noi della famiglia, esattamente dieci anni fa, siamo stati catapultati nel girone infernale dei fallimenti sanciti dal tribunale.
In sede di udienza tre mesi dopo il deposito dell'istanza di fallimento in data 30 dicembre 2011, il giudice Umberto Rana si meravigliò di quest'azione da parte di un fratello, che poi grazie al fatto che aumentammo a tutti i dipendenti il minimo tabellare, ora prende una delle pensioni da artigiano più alte in tutta Deruta.
Perché mio zio non ha potuto aspettare tempi migliori per riavere il tfr, che dovrebbe essere messo in busta paga per legge, oppure cancellato direttamente dalla faccia della terra? Noi, appena c'è stato un po' di benessere, coi dipendenti abbiamo condiviso i profitti, alzando appunto i minimi tabellari e questo è stato il risultato.
I tempi sono maturi secondo me per un cambio di rotta anche nel mondo dell'impresa. Il nuovo paradigma impone che non esistano più i dipendenti né i "padroni" di contadina memoria, ma un mondo alla pari. Così saremmo tutti uniti a condividere i profitti e insieme i rischi. Se così fosse, non sarebbe possibile da parte di un dipendente mettere in atto azioni distruttive come quella di piantare i chiodi alla nostra famiglia dopo 40 anni e con in mezzo una parentela stretta.
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