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mercoledì 8 dicembre 2021

Replicanti


Come in una puntata di Csi, Crime Scene Investigation, in cui in un gioco online le persone si duplicavano a dismisura, segnalando che il sistema era stato infettato, così i cartolarizzanti sono dei replicanti delle banche, che servono ad attivare un duplice attacco dei debitori, in caso di fallimento delle loro aziende. 

Infatti alle banche non basta mettere in esecuzione immobiliare i laboratori artigiani dei debitori, come nel nostro caso, ma chi scagliano ai relativi fidejussori non falliti della famiglia? I cartolarizzanti, ai quali nel frattempo le banche hanno venduto il credito. Come è possibile cedere il credito vantato di un cliente moroso, se nel frattempo, a fronte dello stesso, la banca ha messo il tuo immobile all'asta? 

Ciò significa che una stessa famiglia: padre, madre (falliti), figlio e figlia (fidejussori) vengono attaccati in via giudiziale e extra-giudiziale, messi all'angolo senza potersi difendere, anche se hanno perso tutto. Questo non è giustoÈ un massacro senza fine: o scegli di attaccare tramite il tribunale oppure per via extra-giudiziale. I due attacchi non possono sussistere. 

Il problema a livello di emendamenti delle leggi esistenti sul fallimento è che i legislatori non vanno al cuore del problema, anzi corrono tutti di fretta e non si soffermano sui problemi veri del fallimento, le ingiustizie la non protezione del debitore e la mancata tutela degli imprenditori più piccoli, che vengono schiacciati da una macchina infernale, fatta di burocrati di lusso e professionisti insieme, questi ultimi svolgenti part-time il proprio lavoro per la giustizia. 

I legislatori non indagano quindi sulle conseguenze del fallimento in una famiglia come la nostra. In dieci anni di supplizi e torture nessuno ci ha mai contattato per sapere come stavano andando le cose per noi: cambiano i giudici e cambiano i curatori fallimentari ma per loro siamo solo dei faldoni e una fonte di guadagno. Come possono emendare la legge sul fallimento, se i legislatori non scendono nelle carceri in cui ci hanno relegato, non fanno una statistica di chi ha ricominciato a lavorare come imprenditore, gli anni che sono serviti per ripartire, oppure dopo quanti anni è morto l'imprenditore stesso a distanza del fallimento, se non si è suicidato prima? 

Infatti non si fallisce da giovani, quindi anche il fatto di buttare tutte le colpe addosso al fallito è già un'altra ingiustizia. Si fa presto a parlare, quando le cose sono successe in una crisi planetaria senza precedenti per ignomina, crudeltà e cattiveria, in cui i falliti sono carne di prima scelta per alimentare gente già ricca, speculatori, mafiosi e un mondo senza controllo di cui lo Stato non sembra curarsi affatto. 


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Post originali di Roberta Niccacci
Storia di un'azienda artigiana italiana in tempo di crisi
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