Cinquecentesimo post del blog Friends of Cama
Dedico questo mio cinquecentesimo post del blog ai miei dieci anni di avventura sul territorio alla ricerca di collaborazioni, di persone con cui fare qualcosa in tempo di crisi, a un'esperienza assurda, umanamente lacerante, un contromondo che non si conosce, a meno che non si transiti per un'esperienza massacrante come il fallimento, che passa per un tribunale fallimentare.
Nei fallimenti si parla e si scrive di "poteri forti", ma la gente comune non è da meno in termini di crudeltà. Ho bussato a tante porte e ogni volta non era per aiutarmi, ma per usare le mie competenze per progetti propri. La gente dovrebbe sapere cosa succede in un fallimento, così si capirebbe che un fallito è una risorsa di prima qualità: se il fallito sopravvive all'esperienza del fallimento giudiziario è un eroe o un'eroina, per la collettività può essere capace di grandi cose.
Le ragioni per cui in questi anni non mi sono rifatta una vita professionale sono tutte determinate dall'impossibilità di conoscere il mio destino segnato dal fallimento della Cama Deruta: le leggi sul fallimento uniformano infatti le regole destinate alla piccola impresa con quelle della grande industria: io, che ero socia in azienda nel momento in cui, nel 1999, con la mia famiglia abbiamo contratto il mutuo per l'ampliamento del laboratorio artigiano, vengo trattata da fidejussore.
Sarò quindi perseguitata a vita dai cartolarizzanti, ai quali nel frattempo la banca ha venduto il credito vantato nei confronti della nostra azienda. Ma l'azienda è fallita nel marzo 2012 e prima del fallimento nel 2008 la banca si era già presa il laboratorio, aggiudicato dopo 16 esperimenti d'asta a una ex concorrente di Deruta con una svalutazione dell'80%. Le banche sono quindi autorizzate a prendere da due parti: tramite il tribunale ti prendono i beni immobili, tramite i cartolarizzanti ti reclamano il credito per il quale il bene immobile è già andato all'asta. Non si rendono conto che stanno attaccando la stessa famiglia, falliti e fidejussori, finiti sul lastrico per una crisi alimentata dalle stesse banche. Prendere da due parti per una stessa causa è UN'INGIUSTIZIA. Se passi per il tribunale, non puoi attaccare anche come privato.
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3 commenti:
Carissima Roberta,ti stimo e ammiro la tua forza e la tenacia che ti contraddistingue.Sono sempre più convinta che bisogna aiutare gli imprenditori a ripartire dopo un fallimento e non abbandonarli a se stessi...bisogna comprendere che sono un grande valore aggiunto! Non disperare, con le tue competenze, qualcosa di bello e di nuovo arriverà.
Mi permetto di dirti che dovresti farti affiancare da un tecnico. Potresti cavarti qualche soddisfazione.
Buongiorno Roberta, grazie per l'invio del post. Letto...sei sempre una grande e credimi, non sono una persona che fa complimenti così, ma sono tutti meritati.
Ricorda sempre:« il vento cambia»
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