La bicicletta del lattaio |
Post in memoria del bisnonno Pompeo, che firmò il mutuo per rilanciare la Cama (Cooperativa Artigiana Majoliche Artistiche) negli anni Sessanta. Era un uomo bellissimo e di lavoro faceva il lattaio.
Il mio bisnonno Pompeo Niccacci ci ha insegnato a noi nipoti a stare con chi fosse migliore di noi. Ma cosa intendeva veramente? Qual era il motivo di questo consiglio? Le cose vanno spiegate, caro bisnonno, vale anche per te, se non si vuole che ogni volta chi ascolta debba ripassare per la strada percorsa da chi è più saggio di noi.
Ecco che così arriva l'esperienza a supplire tale lacuna. Racconto la storia.
Dal mese di dicembre scorso la mia vita è cambiata, si è rinnovata in me la speranza di farcela a tornare nel mondo dell'impresa con una mia innovazione, perché sono entrata in contatto con professionisti volontari, che aiutano gli imprenditori a ripartire. Fanno parte di una Onlus che si chiama "100mila Ripartenze" con sede a Treviso.
Sono passati ora tre mesi dal mio ingresso in 100mila Ripartenze come IIR (Imprenditrice in Ripartenza) e in questo periodo in me è maturata una consapevolezza. Essa nasce proprio dal contatto con chi è professionalmente migliore di me, molto meglio preparato ad affrontare la tematica dell'impresa, perché sono persone che lavorano o hanno lavorato come manager per grandi aziende internazionali.
Qual è quindi la discriminante tra il prima e il dopo il mio incontro con 100mila Ripartenze? Premetto che la mia visione è di unire, mettere insieme, creare un team. Ero convinta che con le crisi le persone si unissero spontaneamente come dopo una guerra. Non è così, perché le crisi passate hanno colto le aziende a macchia di leopardo, come un cancro, e il peggio è per chi muore. Prima cercavo contatti tra le mie conoscenze, presso le amministrazioni, le associazioni di categoria e non, ex concorrenti, venditori, commercianti. Addirittura il mio percorso era iniziato chiamando a raccolta i dipendenti della Cama per realizzare la mia visione di una cooperativa, un buyout, in cui il valore dell'unione da essi generato sarebbe stato il mio primo e prezioso prodotto da portare sul mercato.
Non c'è stato niente da fare, in dieci anni nessuna porta si è aperta, eccetto le numerose prove sul territorio, le brutte figure e le sportellate in faccia che ho preso. Quindi? Cosa avrei potuto fare di meglio per incontrare persone migliori di me per mettermi sul binario giusto? Non mi è riuscito neanche di agganciare i luoghi preposti all'innovazione, pertanto la domanda è: "dove si creano queste benedette startup?" Niente. Il buio più totale. Sembra di avere a che fare con lo stesso sistema secretato dei dottorati di ricerca all'università. Non esistono neanche veri maestri in giro, chi ti indichi la strada. Non sarò mica l'unica madrina scolastica per formazione, vocazione e passione?
Allora la conclusione è che per incontrare persone migliori di me, con cui agganciarmi per fare squadra, io avrei potuto trovarle solo nei luoghi dello studio del settore specifico dell'impresa, iscrivendomi ad un'università di economia e commercio, marketing e gestione d'azienda oppure scienze economiche. Qui avrei potuto incontrare in passato le persone che ora conosco quasi per una fatalità a 100mila Ripartenze, cercando su internet "imprenditori falliti" in un giorno in cui ero disperata, perché mi avevano pignorato il conto corrente bancario e la Postepay per meno di 5 euro, privandomi degli strumenti che mi servono per stare in contatto col mondo, con quattro spicci ma pur sempre connessa.
Se è vero infatti che le persone fanno la differenza, perché tra queste ci possono essere i candidati per lavorare sull'innovazione, persone che ti capiscono e sono sulla stessa linea d'onda, la cosa più importante è che lo studio accademico nello specifico settore dell'impresa mi avrebbe dato gli strumenti per agire, la bussola per creare, la collocazione giusta per lavorare alla pari con gli altri professionisti e poter rispondere adeguatamente agli input. Insomma poter lavorare alla visione in maniera scientifica. La visione necessita di strumenti adeguati.
Di grande aiuto in questi mesi per me sono i saggi di professionisti autorevoli come Roger Abravanel, che nel mese di gennaio ha pubblicato "Aristocrazia 2.0", in cui si smonta la figura dell'imprenditore alla maniera italiana, perché la forza dell'azienda è di dotarsi di manager per via meritocratica. Se alla formazione personale si aggiungono i talenti, i soft skills, allora siamo sulla strada giusta, ma per ripartire non si può prescindere dalla qualità dello studio e dagli strumenti che da esso derivano.
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