Un fallimento, che passa per la sezione fallimentare di un tribunale, è una violenza contro la persona, perché ti azzera come essere umano per tutto quello che hai fatto fino a quel momento. Non è possibile che un dissesto economico causi la morte civile di un uomo, una donna, un'intera famiglia, se il danno attiene a del denaro reclamato dai creditori e si risolve con la vendita dei beni del fallito. Del disgraziato i tribunali non possono chiedere anche la pelle.
Per questo motivo, quando vedo ex imprenditori falliti che ripartono da zero, conformandosi al sistema, sento in me una stretta al cuore. Questi ex imprenditori riprendono a lavorare magari in un altro settore, mentre la loro passione è stata distrutta, ridotta in pezzi, svenduta al primo offerente, per sfregio, commercio e gratificazione dei dipendenti. Se è vero che il lavoro è vita, col fallimento si uccidono delle persone, che sono state anche contribuenti specchiati dello Stato.
Chi poteva pensare ad una crisi planetaria? Perché tanto accanimento verso i falliti?
Annullato come imprenditore, isolato come persona, dimenticato da tutti i dipendenti, i quali hanno soddisfatto il proprio diritto al tfr, che magari non serviva per mangiare; tutto questo mettendo in moto una macchina dello Stato farraginosa e ostile, in cui burocrati, professionisti e speculatori si buttano sui falliti come bracconieri in una riserva di caccia.
Il fallimento per gli ex imprenditori e le loro famiglie è per anni e anni un'esperienza crudele di carcerazione senza sbarre, alla mercé di aguzzini, convinti di "fare il proprio lavoro", ma che delle carni dei falliti si nutrono come il conte Ugolino, che addenta con ferocia il cranio del compagno di pena nel XXXIII canto dell'Inferno, come dei morti di fame, che si possono saziare solo con il denaro, perché assetati di soldi al pari delle serpi che si tenevano dentro le proprie fabbriche.
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Post originali di Roberta Niccacci
Storia di un'azienda artigiana italiana in tempo di crisi
1 commento:
Una perfetta descrizione! Come in un vecchio quadro... hai portato in superfice ciò che si nasconde dietro un fallimento!
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