Quando con qualcuno ti senti in rapporto di sudditanza, sei davanti a un burocrate. Le cose ti cadono dall'alto e tu non vieni trattato alla pari? Chi hai davanti è un burocrate. A livello pubblico può trattarsi di un impiegato dello Stato, di un sindaco, di un governante, di un insegnante, di un avvocato o di uno psicologo. Di solito da un burocrate ti divide un tavolo. Il burocrate decide della tua libertà.
Anche nel privato ci possono essere burocrati che ti limitano l'azione, volendo decidere per la tua vita: sono i mariti-padroni. Essendo alto in Italia il numero di burocrati, certe volte quel marito-padrone è anche un impiegato statale. Un doppio burocrate. Anche i dipendenti privati che pensano solo allo stipendio sono burocrati, perché nel lavoro non mettono i valori, che garantiscono una partecipazione attiva all'azienda. A difendere i dipendenti ci sono poi i sindacati, altri burocrati.
Essere burocrate è una piaga sociale, una condizione retrograda del tempo del re, come il regio decreto sui fallimenti, che risale al 16 marzo 1942, ovvero al regime fascista. Il 1942 è detto anche Anno XX E.F. L'anno fascista iniziava infatti il 28 ottobre di ogni anno e durava un anno solare. Il mese di marzo 1942 rientra nel penultimo anno del ventennio fascista. Il fallimento rappresenta la concordanza temporale perfetta con un passato anti-democratico.
Il fallimento è per mia esperienza l'espressione più aberrante operata dalla burocrazia italiana, perché qui manca totalmente la cura del cittadino: ti ritrovi ad essere cullato per anni da burocrati boia e aguzzini, che prendono la tua vita in mano fino a renderti una nullità, spegnendo ogni tua risorsa, senza la possibilità di rifarti una vita lavorativa e procurandoti così la morte civile. Il fallimento è una sottomissione contro la quale "non si può fare nulla", dicono anche i burocrati più teneri di cuore.
Essendo in Italia la burocrazia preponderante, ci troviamo in un Paese svantaggiato, incapace di evoluzione, in cui i cambiamenti non sono radicali ma dei "maquillage", perché per natura la maggioranza vive in una condizione di burocrazia. I burocrati sono persone di natura fondamentamente passiva e anche poco intelligenti, insensibili ai motivi fondanti della vita, senza una visione globale dei fenomeni. Vivono per competenze, in una posizione di comodo. Si basano sulla forma.
Il contrario dei burocrati sono gli artisti, coloro che si prendono cura di te e ti trattano alla pari, che ti coltivano come se tu fossi più preziosa della loro stessa vita. Se sei davanti ad un artista, quella persona darà tutta se stessa per far sì che tu raggiunga un risultato, risolva un tuo problema ad esempio di apprendimento, trovi una soluzione alla tua necessità di evoluzione, che ti dia soddisfazione nel più breve tempo possibile. Gli artisti non si trovano spesso nella scuola, che diventa un'involuzione burocratica, condizionata dalle graduatorie, in cui il talento non può essere misurato. Un artista vive di comunicazione, di arte e di calore. Un artista fa circolare esperienze e insegnamenti. Un artista si mette al tuo fianco in maniera informale.
In un sistema burocratico, freddo e senza cura, vige invece il disinteresse per la qualità delle persone che sono al comando, perché per un burocrate ciò che importa è il denaro. La giustizia dei fallimenti si afferma sul denaro, sul suo uso e sulle sue manifestazioni. Sarà chiaro quindi quale sarà la tua sorte esemplare se sbagli in fatto di denaro. Se sei un imprenditore e fai un errore in tempo di crisi, coi burocrati dei fallimenti non avrai scampo.
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