Per la prima volta sono stata dall'assistente sociale. Non ci avrei mai creduto. Eppure è successo. Ci sono stata con mia madre, per organizzarci per la sorte peggiore, ovvero che la sua casa venga venduta all'asta in questo mese di maggio. Anch'io abito in questa casa. Se è vero che la fortuna è una ruota che gira e che come la vela cambia al variare del vento, noi in questa crisi abbiamo preso fulmini, trombe d'aria e tempeste. Siamo finiti in balia delle onde in un mare da anni già fitto di morti, in cui agiscono indisturbate la mafia e la delinquenza di persone senza scrupoli. La nostra fortuna non sembra cambiare al meglio.
Se è anche vero che la morte è la catastrofe maggiore che ti possa accadere, perché scompari da questa terra, o vivi la morte come tragedia di vedere ad esempio morire un figlio, lasciare la propria casa è considerato come il trauma più devastante dopo la morte in termini di grado di dolore, che una persona possa provare. In questo caso il trasloco sarà forzato. Non esiste via di scampo neanche in nome della prima casa. Un'esperienza orrenda.
Così ho espresso all'assistente sociale i fatti riguardanti il fallimento, ciò che si prova e l'ingiustizia a cui si è sottoposti, senza riguardo neanche da parte di ex-concorrenti di Deruta, il nostro paese. La nostra cancellazione dalla vita civile è lenta e progressiva, peggiore di una malattia degenerativa, perché in famiglia siamo sani sia nella mente che nel corpo.
Mi sono resa conto che ogni nostro grido di sofferenza rimane tra le mura dell'ufficio dell'assistente sociale, che può aiutarci fino ad un certo punto. Ciò che viene dal più profondo del cuore di noi disgraziati, finiti nel tritacarne del fallimento, non passa ad altri uffici o ai governanti. Non viene quindi attivata una comunicazione proattiva tra uffici. Negli uffici si va per competenze.
Ho espresso questa mia conclusione riguardo alla mancanza di comunicazione tra uffici anche all'assistente sociale, che al riguardo ha potuto solo darci il suo conforto personale. Eppure l'italiano è considerato la lingua più bella del mondo. Potremmo farne un uso costruttivo in nome dell'efficienza della comunicazione tra impiegati e amministratori. Vi ricordo però che nelle grammatiche d'italiano per stranieri c'è scritto che noi italiani siamo "formali" e così è anche l'uso della nostra lingua. Siamo "friendly" solo in apparenza. L'italiano non serve quindi per comunicare concretezza o trasmettere mutuo-aiuto, ma per curarne la forma esteriore della lingua tramite magari le carte bollate, che così tanto ci piacciono.
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