"Follow the money": così diceva Giovanni Falcone, di cui ricorre quest'anno il 29° anno della strage, che ha marchiato col sangue la storia del nostro Paese. Alle celebrazioni in memoria del magistrato eroe, della moglie e della scorta, è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha detto che: "O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative.“
Belle parole, ma ricordiamoci sempre che noi italiani siamo formali. C'è scritto anche nelle grammatiche italiane per stranieri. Noi siamo proprio per la forma e ad essa nella maggioranza dei casi non corrisponde un contenuto, specialmente quando si ha a che fare coi burocrati, anonimi o di lusso che siano. I due piani, formale e contenutistico, non trovano infatti una sovrapposizione efficace alla risoluzione del problemi o almeno a un avanzamento spedito e corale delle questioni. In linguistica forma e contenuto si chiamano rispettivamente "significante" e "significato", ovvero come è scritto un termine e qual è la sua sostanza. Ai fini pratici, nella parola i due piani devono coincidere, altrimenti si generano incomprensioni.
Sinceramente non mi sono mai interessata di mafia fino al momento in cui i cartolarizzatori non mi hanno pignorato il conto corrente bancario e la PostePay per meno di 5 euro totali nel novembre scorso. Ci ho riconosciuto un fare mafioso: un modo persecutorio, senza prescrizione, prepotente, mascherato da scatole cinesi, con a capo personalità inattaccabili: un sistema approvato dallo Stato, che per la sua operatività mette a disposizione l'apparato burocratico dei tribunali, contro i quali non è possibile ribellarsi, perché i livelli sono impari: comandano i soldi, crediti trasformati in carta non tanto straccia.
Così sono andata a scoprire la storia delle origini della mafia e se è vero che l'antimafia opera su sospetti, in base ai quali gli stessi uffici hanno messo in croce aziende specchiate, mi sento in diritto di fare anch'io la stessa cosa: al tribunale mi dimostrassero che nelle cartolarizzazioni dei crediti delle banche non c'è la mafia. Per me la mafia nelle cartolarizzazioni dei crediti bancari è UN POSTULATO.
Dovrebbe quindi essere compito dei giuristi del tribunale, se avessero a cuore l'economia del Paese, al fine di difendere le aziende dal fallimento, continuare sulla scia di Giovanni Falcone e attivare il "follow the money" anche nei fallimenti. Invece tutto tace, governa la "dura lex, sed lex", perché il commercio generato dalle aste giudiziarie per loro è lavoro, scisso da ogni logica, valore o anche studio statistico: si sono chiesti al tribunale di Perugia quante aziende hanno fallito in Umbria, perché hanno contratto un mutuo con l'Unicredit alla vigilia delle crisi? Per i tribunali non esiste altro termine di paragone se non l'autoreferenzialità di persone che non producono ricchezza, ma che generano speculazioni sulla distruzione di aziende e di persone.
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Roberta Niccacci è laureata in lingue e letterature straniere moderne all'Università degli Studi di Perugia. Parla correntemente inglese, francese e tedesco. È…una pioniera Erasmus e ha condotto gli studi per la sua tesi di laurea alla Sorbonne Nouvelle Paris III. Originaria di Deruta (PG), ha prestato la sua formazione umanistica a servizio della clientela dell’azienda artigiana di famiglia, che ha chiuso i battenti nel 2011. Da allora ha portato avanti studi a valorizzazione del territorio per nuovi modi di fare impresa nell’artigianato artistico, partendo da arte e cultura. Il suo grande sogno è di fondare un'azienda che trasformi in realtà la sua esperienza di questi anni. Dal dicembre 2020 è un’imprenditrice in ripartenza presso la Onlus “100mila ripartenze” con sede a Treviso. Talenti: Activator, Adaptability, Communication, Context, Futuristic.
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