La prefazione al libro è di Alessandro De Giuseppe (Alex delle Iene), che a suo tempo nella trasmissione televisiva si occupò dello sloggio dell'ex imprenditore Sergio Bramini, che si era anche incatenato a Montecitorio. Oggetto del libro è l'analisi del trattamento dei debitori, sbilanciato rispetto ai creditori, avvantaggiati anche dal "decreto banche" del 2016, ovvero dalla Legge n° 119/2016. Dal libro viene fuori un quadro che merita un approfondimento, perché la giustizia evidentemente parla una lingua diversa dagli imprenditori e dall'economia reale. Con i fallimenti in tempo di crisi la giustizia sta incentivando in effetti un mercato parallelo immobiliare e mobiliare, che è senza regole e che ha i caratteri dell'anti-dumping e della concorrenza sleale, di cui sembra non voler rendersi conto.
Interessante il fatto che un avvocato, che difende i debitori per il loro legittimo diritto alla resistenza, esprima in questo ambito di essere un cultore delle lettere, del teatro greco e della sociologia. L'avvocato Biagio Riccio nella sua professione fa l'uso esatto della formazione umanistica ricevuta, mettendola a disposizione del diritto. Nel libro ci sono quindi citazioni di opere come "Il mulino del Po", "La nausea", "Il processo", "La pelle", "La banalità del male" ma anche di autori del mondo classico come Sofocle ed Esopo. La formazione umanistica viene pertanto in soccorso della giustizia ed è ciò che serve per mediare, aiutare i più deboli e trovare un equilibrio, anche ricorrendo alla storia delle ingiustizie, per un paragone che genera consapevolezza in coloro che sono deputati a legiferare ma anche del popolo italiano in nome del quale agisce la giustizia.
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