Nel fallimento, che passa per la sezione fallimentare del tribunale, percepisco un'arretratezza del nostro Paese e mi sono sempre domandata perché. Secondo un mio amico molto attento ai comportamenti sociali, come cittadini italiani siamo rimasti a prima della Repubblica, non ci siamo evoluti dalla posizione di sottomessi ad una forma di dittatura monarchica, che si esprime tramite la sua burocrazia e i suoi regi decreti. Siamo trattati da pària.
Ora mi giunge in soccorso una teoria psicoanalitica interessante di Eric Fromm, che secondo me spiega bene perché a scuola, negli uffici pubblici e nei rapporti con le amministrazioni, si provi quasi sempre una forma di non parità con il nostro interlocutore, burocrate o funzionario che sia: siamo rimasti una società patriarcale? Non siamo per certo in una condizione alla pari, non per darsi una pacca sulla spalla, ma per interagire in maniera spontanea, costruttiva, di accoglienza e di interscambio tra persone di una stessa collettività.
Ecco cosa leggo nel post di un'amica psicologa, che risponde alla domanda: Perché una maggioranza (il POPOLO) ubbidisce ad una minoranza (i GOVERNANTI)? Scrive Eric Fromm:
In merito al fallimento delle aziende italiane, la consapevolezza della presenza della patriarcalità, a governo dei rapporti tra chi esercita la giustizia e i contribuenti falliti, sarebbe molto utile per arrivare al problema che sta a monte della questione, utile a sanare la situazione, come auspicato da una partecipante al webinar della settimana scorsa sul tema del prezzo vile delle case all'asta.
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