All'inizio del mio percorso ero persuasa che in tempi di crisi le persone si unissero per ricostruire qualcosa insieme. Invece sembrava che fossimo solo io e la mia famiglia ad aver perso tutto. Altri falliti non si facevano avanti: si erano rinchiusi nelle loro case, a trattare il proprio singolo problema, nella vergogna per l'accaduto e a piangere la propria perdita. Il resto della collettività continuava a fare la vita di sempre, lamentandosi del calo di fatturato e cercando soluzioni a tavolino. Io mi sentivo di poter fare molto per gli altri e per me, perché quando ti succede una disgrazia come il fallimento, puoi essere una risorsa di forza e creatività molto più che in tempi di vacche grasse.
Invece la realtà è che non ti cerca più nessuno. A Deruta sanno che sono una brava venditrice di majoliche, con gli annessi della mia preparazione umanistica, ma nessuno ti chiama. Sono stata io invece ad andare dagli ex concorrenti, per non disperdere il patrimonio della clientela della nostra azienda, ma sono esperimenti che non mi hanno portato frutto, perché non ero io a gestire le vendite. Col tempo mi sono resa conto che forse sarebbe stato più utile per me seguire un percorso di studi superiori di management aziendale e di marketing, anziché contare solo sulla mia esperienza e sulla mia eredità aziendale.
In ogni modo il fallimento, che passa per la sezione fallimentare di un tribunale, è un'esperienza crudele, di cui ci si rende conto nel momento in cui vieni toccato personalmente: ti pignorano il conto corrente oppure ti mettono la casa dei tuoi genitori all'asta. I tempi di spoliazione sono molto lunghi e hanno inizio da quando ti mettono i sigilli alla fabbrica. Quindi poi il resto della tua vita sarà sprecata per far guadagnare gli altri su ciò che resta del tuo capitale mobile e immobile: sfregiato, svalutato, distrutto da uno sciame di "professionisti", che vivono sulle disgrazie altrui, senza nessun beneficio per il creditore e per il debitore, eccetto che per i dipendenti tenuti onestamente a libro paga, che sono ultra tutelati a differenza dei datori di lavoro. Siamo noi imprenditori ad essere abbandonati da tutti specie in tempi di crisi.
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