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venerdì 23 luglio 2021

Suona il postino


Negli eventi della vita bisogna anche saper ascoltare chi un'esperienza la vive in prima persona. Che si tratti di salute o di giustizia, dietro i faldoni o le ospedalizzazioni ci sono delle persone, che hanno diritto di avere voce in capitolo. Se sono stati fatti dei passi avanti in materia di ospedali, non esiste sensibilità sul tema della cura della persona nelle sezioni fallimentari dei tribunali. Questi comunicano tramite le lettere "verde multa" e quindi, ogni volta che suona il campanello di casa, in famiglia è un sussulto condiviso.  

Ieri le buste da firmare erano due, raccomandate con ricevuta di ritorno, ma il colore era bianco. Contenevano quindi buone notizie. In ogni modo all'avviso del portalettere di firmare una raccomandata, la mamma ha interrotto una mia conversazione al telefono e anche il babbo, al suono del campanello di casa, si è allarmato: che raccomandata saremmo andati a firmare? Ci siamo precipitati tutti e tre al portoncino di casa. 

Riguardo agli ospedali in Italia, mi ricordo di una nostra cliente americana della CAMA, che si era rotta il femore. Sapendo della mia esperienza in materia di assistenza agli anziani, più di dieci anni fa si era rivolta a me per farle da caregiver. Durante la degenza ospedaliera ho avuto modo di conoscere la differenza di trattamento dei pazienti in Italia e negli Stati Uniti. A suo tempo capii che la nostra era una gestione burocratica della persona, in cui tu ti devi affidare completamente ai sanitari, che stanno dall'altra parte, senza essere coinvolti in ciò che in effetti riguarderebbe prima te di ogni altro. I sanitari non erano neanche granché in inglese, cosa che nel tempo mi sembra migliorata. 

Nei tribunali fallimentari l'arretratezza invece permane ancora oggi. Alla non cura della persona si aggiunge il giudizio sul fallimento degli esecutati. Ho capito questo punto cruciale, perché sto leggendo un manuale sulle aste immobiliari, in cui le pagine sono pervase di giudizi sui falliti. Non è che una persona fallisca per divertimento, esiste una situazione di disgrazia e qualunque ne sia stata la causa, nessuno dei burocrati, che vive o specula sulla malasorte degli altri, ha il diritto di giudicare le persone. Al contrario chi gestisce i fallimenti, o di fallimenti vive, ha il dovere di rispettare i falliti, perché sono persone già indebolite da una situazione catastrofica, che fortunatamente succede una volta nella vita. 


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1 commento:

Anonimo ha detto...

È un punto di vista nuovo sui fallimenti: testimoniare come questo abbia ripercussioni nell'intimo delle persone. Mi ritrovo nel paragone con la malattia. Nel corso della cura dei miei mali ho litigato con più di un medico e questo non perché mettessi in dubbio le sue conoscenze scientifiche, ma perché non sapeva immedesimarsi nella mia situazione e darmi un sostegno morale. Mi auguro che tu trovi voce in qualche programma nazionale.