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martedì 13 luglio 2021

A cruel act


Nell'industria italiana dei fallimenti non esiste cura: nessuno del tribunale ti chiama per dirti come stai, non c'è qualcuno che sia dalla tua parte. Casomai ti devi prendere un avvocato a tue spese, mentre le banche e i dipendenti hanno ogni sorta di tutela gratuita da parte dello Stato. Nel momento in cui c'è di mezzo il denaro, in Italia scatta un accanimento feroce verso il debitore, che non ha pari riguardo ad esempio ai delitti di mafia. Ricevono un trattamento migliore. 

In una sezione fallimentare sembra di avere a che fare con un ordine militare in tempo di guerra, che se ne infischia delle persone finite in disgrazia, di ciò che è andato perso e di ciò che si potrebbe recuperare ad esempio di un'azienda artigiana come la nostra, che in passato ha portato beneficio al territorio e allo Stato. Solo chi vive l'esperienza del fallimento può provare l'atrocità di un'azione scellerata perpetrata dallo Stato sotto gli occhi disinteressanti di governanti e gente comune. 

Per provare che l'industria dei fallimenti è un'entità che non dovrebbe far parte dell'organizzazione di un Paese civile, basti pensare alle conseguenze sociali delle aste giudiziarie, in cui si prende dal debitore per regalare ad altri. Quando il campionario della nostra azienda è andato in mano ad un ex concorrente di Deruta, ho avvisato la clientela americana, con cui sono ancora in contatto. Hanno definito l'azione dell'ex concorrente "a cruel act", un'azione crudele. Speriamo che si ricordino di ciò di cui è stato capace il nostro ex concorrente e non vadano a far spesa da questa fabbrica. 

Per spiegare cosa succede in un fallimento, basti pensare ad una nave piena di tesori, sventrata da pirati all'arrembaggio, che prendono tutto ciò che si trova al suo interno per svenderlo a persone senza scrupoli, che disconoscono il detto "roba pignorata, roba dannata".  Ti dicono che quella merce l'avrebbe presa qualcun altro e quindi è meglio che ne abbiano approfittato loro. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensi la Chiesa delle azioni diaboliche messe in atto dalle sezioni fallimentari dei tribunali a danno del tessuto sociale, ad attivazione della concorrenza sleale e al solo vantaggio dei "professionisti" che vivono sulla fiorente industria italiana dei fallimenti in tempo di crisi.  

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1 commento:

Roberta Niccacci ha detto...

Dai commenti sul mio profilo whatsapp:
"Cara Roberta. Spesso si dà per scontato quello che accade. Ti ringrazio per avermi fatto riflettere su quello che c'è dietro ad un fallimento. Ci vuole coraggio a venire allo scoperto e mettere a nudo non solo i risvolti economici, fiscali etc., ma anche i sentimenti più intimi"