Piero Manzoni, merda d'artista, 1961, Museo del Novecento, Milano |
Esiste oggi anche la parola abusata di "complesso" e, quando la sento, penso a due opzioni: 1. chi ho davanti non è competente in materia; 2. chi ho davanti non ha voglia di fare una cosa per me. Ora si aggiunge una terza via, che è quella di farmi credere che chissà quanto sia difficile quello che ho chiesto di fare e così chissà quanto mi costerà, con acquisizione di potere da parte del mio interlocutore. Quindi se vuoi leggerti ciò che è cambiato in tema di passaggio da "fallimento" a "liquidazione giudiziale", puoi leggere il "complesso" iter della nuova disciplina in ambito fallimentare del DL n.14 approvato dal governo il 12 gennaio 2019.
Rispettando quindi una regola che sta scritta anche nelle grammatiche italiane per stranieri, ovvero che noi italiani siamo formali, si modifica il termine "fallito" per non essere additati socialmente. Ma poi nella sostanza cosa cambia per un fallito? Come si vive l'esperienza di "liquidandi giudiziali" in Italia? Malamente. Per anni e anni si è in mano di burocrati dello Stato con un aumento del seguito di "professionisti", che non rendono edotto, te fallito, di cosa ti potrà succedere domani, la prossima settimana, tra un anno o cinque anni. Non esiste trasparenza. Tutti insieme svendono i tuoi beni fino a raggiungere il prezzo vile e sei indifendibile.
Infine, se hai contratto un mutuo ipotecario all'origine della tua "liquidazione giudiziale", verrai attaccato dal Tribunale tramite una E.C. (esecuzione civile=ti pignorano l'immobile) e nello stesso tempo la banca ti perseguiterà tramite i "cartolarizzanti", che hanno comprato il tuo credito bancario e ora se lo vengono a prendere anche rateizzato presso i soci fidejussori, dopo una "transazione di chiusura stragiudiziale", pena il quinto dello stipendio e la razzia di tutto ciò che trovano nel tuo conto corrente. Col benestare dello Stato e la "serenità" invocata dai burocrati di lusso, che siedono negli scranni dei tribunali fallimentari.
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