Col benestare dello Stato, per anni e anni drappelli di "professionisti" mettono in svendita beni d'affetto, spazi e strumenti da lavoro, prime case di persone oneste, per favorire gente senza scrupoli, agenzie immobiliari, organizzazioni criminali: piccoli artigiani come la nostra famiglia vengono distrutti per un gioco al massacro che va ad oliare un ingranaggio di distruzione dell'impresa italiana per creare un mercato parallelo. Funziona come la peggiore delle malattie: il cancro.
Prendiamo ad esempio la nostra azienda: in quasi dieci anni di tortura da fallimento della nostra famiglia, quanto ha incassato il tribunale dalla svendita degli strumenti da lavoro della fabbrica, se tutto il campionario e i semilavorati sono partiti per poche centinaia di euro (comprati da un ex concorrenti di Deruta), i forni sono stati svenduti e così anche tutte le scaffalature e i macchinari? A cosa serve il processo di fallimento se non a far lavorare (malamente) i "professionisti" assunti dal tribunale e tutto ciò che consegue da un mercato che ha i caratteri dell'illegalità per concorrenza sleale, anti-dumping e mortificazione del mercato legale?
Quello che più mi addolora è che i commercialisti siano capaci di lavorare per le sezioni fallimentari dei tribunali e quindi contro le aziende che prima davano loro lavoro. Ora quei commercialisti si trovano dall'altra parte, coi tribunali, per distruggere quelle stesse aziende di cui erano fornitori. L'antieconomicità di quanto stanno facendo non viene loro in mente, pur sapendo fare di conto? Anzi gli stessi si trasformano in commercianti da strapazzo, dando un prezzo alle cose che svendono, non riconoscendo neanche il valore del prodotto artistico.
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"Un post che colpisce, come i precedenti, perché racconta i fallimenti da un punto di vista nuovo (almeno per me) e che merita di essere portato all'attenzione delle persone."
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