I terzi senza titolo siamo noi! La casa dei miei genitori, costruita per sopraelevazione quando erano ancora dipendenti della CAMA, è andata all'asta il 25 maggio scorso. Tra le voci dell'asta c'è lo stato di occupazione dell'immobile e qui c'è scritto che siamo...abusivi? Alla mamma la notizia di stare dentro casa sua "senza titolo" ha fatto molto male, perché nella sua vita è stata una gran lavoratrice, spezzandosi la schiena, è una derutese doc e ora si sente trattata come una delinquente o una ladra di case. Cara mamma, sei una terza senza titolo in casa tua.
Ma...in quest'immobile ci abito anch'io, al piano inferiore, che non è andato all'asta per un cavillo catastale, o forse perché i miei bisnonni ci aiutano dal cielo, perché questa era la loro abitazione (vedi nel link sopra. C'è una finestra vecchia sotto la terrazza. Lì vivo io). Siccome tutta la casa è un corpo unico, in cui acqua, gas e luce, oltre alle tassazioni, sono tutt'uno, sfido chiunque a comprare la casa all'asta con me dentro. Nel piccolo appartamento di 48 metri quadri faccio residenza per conto mio. Da me i nuovi proprietari dell'immobile all'asta non potranno esigere un affitto, non potranno richiedere la restituzione di quanto dovuto per le utenze e la tassa rifiuti. Sarò come i Backseat Italians! Si comprano la casa con una persona dentro che fa per tre!
La prima casa dei miei genitori venne impegnata col credito fondiario che i miei presero nel 2007 alla CAMA per andare avanti, ma che ha causato un sovraindebitamento, di cui le banche erano consapevoli, tanto che un direttore di banca in sede di firma non era d'accordo nell'erogazione del finanziamento. L'anno successivo nel 2008 è arrivato il colpo di grazia della reiterata crisi. Dove sono qui le responsabilità? In tutto questo noi figli, che siamo usciti dall'azienda prima del fallimento, non ci siamo salvati, anzi ci tocca una sorte peggiore dei nostri genitori, perché risultiamo fidejussori e quindi i cartolarizzatori vengono a cercare i soldi da noi. Ci perseguiteranno per tutta la vita, in cerca di denaro dentro il conto corrente, la Postepay e per prenderci anche il quinto dello stipendio e della pensione. Un fare mafioso, senza avvertimento: non sai quando ci potrebbe essere la prossima ingiunzione di pagamento.
Così io mi sono organizzata: ho chiuso la Postepay e mi accingo a chiudere il conto corrente. Siccome non intendo lavorare a nero, mi farò mantenere a vita dallo Stato. Di professione farò la povera e non sto scherzando. Passerò il tempo a studiare, così morirò "colta". Faccio questo in nome della libertà. Chi ci rimette è mio fratello, che ha una famiglia e quindi non può permettersi il mio stesso "lusso".
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