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sabato 12 giugno 2021

Uno ogni due giorni

"Precipitazione" è il termine esatto a descrizione del suicidio
di chi si butta da un edificio, da un ponte o da un burrone

Nello stesso anno del fallimento della nostra azienda, il 2012, la Link Campus University di Roma ha istituito un osservatorio permanente sul fenomeno delle morti legate alla crisi e alle difficoltà economiche, denominato Osservatorio «Suicidi per motivazioni economiche», di cui esiste anche un sito. L'Osservatorio è diretto dal prof. Nicola Ferrigni e supplisce alla lacuna di informazioni generata dall'Istat, che ha sospeso la pubblicazione dell’indagine "Suicidi e tentativi di suicidio". 

Non sapevo dell'esistenza di questa realtà, finché stamattina non sono andata a cercare le statistiche aggiornate sui suicidi degli imprenditori e dei dipendenti in tempo di crisi. Ero rimasta all'iniziativa del numero verde anti-suicidi voluto da Luca Zaia in Veneto sempre nel 2012 e alla quota di morti pari a uno ogni due giorni. Ma nel terzo millennio si può morire per soldi???  

Per comprendere la grandezza del fenomeno perverso legato al denaro nella nostra società, ho trovato istruttivo, nella sua drammaticità, la lettura di testimonianze di deportati nei campi di concentramento. Scrivono che ciò che vivono come esperienza di sudditanza, crudeltà e oppressione non è frutto dell'ignoranza ma di un paese civilizzato. Ecco le parole di Charles Liblau ne I kapo di Auschwitz: "Quando penso con un certo distacco a questo assurdo ingranaggio concepito per distruggere gli uomini, arrivo alla conclusione che solo un paese civilizzato, con un livello tecnico avanzato, aveva potuto perfezionare una sistema del genere e chiamare socialismo quanto non era altro che assassinio e devastazione". 

Rafforza il concetto della devianza delle nostre società "evolute" basate sul denaro, la descrizione del libro di Wolfgang Sofsky, L’ordine del terrore, Editori Laterza, 2004: "Questo libro intende descrivere e interpretare il funzionamento dei lager anche attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e analizzare le forme di potere che governavano la vita quotidiana nei campi, attraverso l'esercizio del terrore organizzato. Tesi portante del saggio è il dimostrare come la logica del terrore nei lager non sia una temporanea caduta nella barbarie, ma un esito possibile della società moderna." Un vero e proprio invito alla lettura per una comparazione di parole chiave, gerarchie e sofferenze fini a se stesse tra l'apoteosi della cattiveria umana dei lager e la punizione di chi passa per la sezione fallimentare di un tribunale. 

Le similitudini tra lager e esperienza di fallimento sono notevoli e inaccettabili nel terzo Millennio, anche se minimamente comparabili. A livello di libertà negata e ritorno alla vita civile, meglio di noi falliti sono trattati i mafiosi stragisti e gli omicidi. A noi per svincolarci dalla sorte toccano i suicidi. 

 
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Post originali di Roberta Niccacci
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