POST DELLA SERA
Sarò perseguitata a vita dai cartolarizzatori dei crediti della banca, con cui l'azienda della mia famiglia aveva contratto il mutuo nel 1999. Così ho deciso di non rilavorare. Non intendo adoperarmi in nero e quindi starò sotto il limite vitale dettato dall'ISEE: me la cavo comunque con poche centinaia di euro al mese e confido nella salute. Più avanti mi organizzerò per avere l'assistenza sanitaria gratuita senza pagare il ticket. Non intendo sottostare ad un abuso di potere autorizzato dallo Stato: le azioni dei cartolarizzatori. Chissà quali interessi avranno i cartolarizzatori nel ricomprare i crediti delle banche? Ci ripuliranno i soldi sporchi? Io voglio avere la certezza che non mi stia prestando al malaffare. Da me non avranno un centesimo.
Ci sono tante domande a cui non trovo una risposta, perché anche gli avvocati, che non posso permettermi, sono vaghi riguardo alla tempistica dei cartolarizzatori: non si sa ogni quanto agiscano, ovvero ogni quanto siano autorizzati a pignorare conto corrente e PostePay. Quindi la mia soluzione è di chiudere entrambi i canali di transito del denaro, uscendo dal radar delle banche. Un'altra cosa che non comprendo è come lo Stato permetta un accanimento di tipo mafioso da parte delle sezioni fallimentari dei tribunali, che tramite le aste giudiziarie spolpano le aziende e raschiano il barile per un gioco al massacro fine a se stesso: tengono in piedi una vera e propria industria.
Infine la cosa più bella è che se volessi riaprire un'azienda, mi dovrei trovare un prestanome: sono per me cose dell'altro mondo. Come può un fallimento distruggere le persone in questo modo e impedire che le stesse contribuiscano alla collettività, solo perché si sono trovate in difficoltà, cadendo nella trappola delle banche (nel mio caso leggasi UNICREDIT) e della loro scappatoia delle cartolarizzazioni (attivate nel 1999), alla vigilia delle crisi del nuovo secolo?
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