Il nonno Nazzareno Niccacci (1909-1988) era stato presidente della Cooperativa Artigiana Maioliche Artistiche dal 1954. La cooperativa si era poi sciolta nel 1960 e nel gennaio dello stesso anno i quattro soci rimasti si erano costituiti in una società di fatto col nome Maioliche Artistiche "CAMA". Durante un decennio di nuovo escono i soci uno ad uno fino all'epilogo del 1971. Qui entrano in gioco i miei genitori, che erano stati dipendenti della CAMA dal 1958...la nostra vita familiare sarebbe stata sconvolta per sempre. Io avrei rinunciato ad andare a studiare danza a Roma o a Milano; ero stata scelta dall'allora direttore del teatro Morlacchi di Perugia, che girava per le scuole di danza del territorio.
Avevo otto anni: "Roberta, ci vuoi andare a Roma o a Milano a studiare danza?", "No, perché si spende troppo", fu la mia risposta e non se ne parlò più. Andavo col carrello della spesa al negozio di alimentari vicino a casa, ci caricavo il mio fratellino, che allungava una mano per prendere qualcosa: "No, non lo possiamo comprare, perché il babbo deve pagare il nonno", era la mia risposta che i commessi riferivano alla nostra mamma. Da lì a poco infatti, nel 1974, ci sarebbe stata la summa delle nostre sciagure: il mio babbo avrebbe ricomprato ad un prezzo altissimo la fabbrica dal nonno, avrebbe ripagato il suo lavoro e il lavoro di tre anni della mia mamma e delle maestranze, con un mutuo all'attivo da pagare per ampliare l'azienda rimasta a metà. Perché??? Esci tu, babbo, andiamo via!
È grazie a tanti sacrifici dei miei genitori, alla loro maestria nel lavoro artistico, che poi alla CAMA siamo arrivati ad avere successo nei mercati internazionali, corroborati dall'intuito del babbo sull'internazionalizzazione della fabbrica, ma l'impegno economico del 1974 ci ha tenuto schiavi delle banche, a cui si ricorreva per andare avanti. Con noi le banche si sono arricchite. Con il fallimento si aggiunge un altro macigno ad una storia aziendale dolorosa, che sto ricostruendo ora tramite i documenti. Rendo edotti delle scoperte i miei genitori, elaborando un lutto lungo mezzo secolo: qui c'è tutta la nostra vita passata insieme. Ora che ci ritroviamo senza niente, senza dover lavorare da lunedì a lunedì, da operai dentro la nostra fabbrica, per la prima volta nella vita possiamo fermarci e ragionare sui tanti errori fatti, che il mio babbo riconosce come generati dal senso di colpa.
Nel mese di luglio la terza puntata della rubrica sulla CAMA dedicata agli anni Settanta, a cura del Centro Cagianelli per il '900 di Pisa.
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