Blog's Translator

domenica 27 giugno 2021

Una scatola vuota


Nel 1971 la CAMA a Deruta (PG) ha ricominciato da zero. Era una scatola vuota. Il nonno Nazzareno Niccacci non si è reso conto di essere stato buggerato dal suo ultimo ex-socio, nonché parente acquisito: questi si era portato via tutte le maestranze, il caporeparto, la centralina del gas, la clientela e anche il pozzo dell'acqua. Il mio nonno lo ha pure liquidato con una somma in denaro. Era il nonno che doveva chiedere di uscire lui dall'azienda! Come è possibile non rendersi conto di essere dalla parte perdente? Soprattutto come si fa a rimanere nello stesso laboratorio diviso a metà da un fondello? Ho trovato queste ed altre informazioni negli atti originali del tempo. Tutto ciò con l'illusione di aver mantenuto il nome CAMA, stimato monetariamente oltre misura; forse in questo nome il sogno d'impresa del nonno, che nutriva da quasi vent'anni. 

Il nonno Nazzareno Niccacci (1909-1988) era stato presidente della Cooperativa Artigiana Maioliche Artistiche dal 1954. La cooperativa si era poi sciolta nel 1960 e nel gennaio dello stesso anno i quattro soci rimasti si erano costituiti in una società di fatto col nome Maioliche Artistiche "CAMA". Durante un decennio di nuovo escono i soci uno ad uno fino all'epilogo del 1971. Qui entrano in gioco i miei genitori, che erano stati dipendenti della CAMA dal 1958...la nostra vita familiare sarebbe stata sconvolta per sempre. Io avrei rinunciato ad andare a studiare danza a Roma o a Milano; ero stata scelta dall'allora direttore del teatro Morlacchi di Perugia, che girava per le scuole di danza del territorio. 

Avevo otto anni: "Roberta, ci vuoi andare a Roma o a Milano a studiare danza?", "No, perché si spende troppo", fu la mia risposta e non se ne parlò più. Andavo col carrello della spesa al negozio di alimentari vicino a casa, ci caricavo il mio fratellino, che allungava una mano per prendere qualcosa: "No, non lo possiamo comprare, perché il babbo deve pagare il nonno", era la mia risposta che i commessi riferivano alla nostra mamma. Da lì a poco infatti, nel 1974, ci sarebbe stata la summa delle nostre sciagure: il mio babbo avrebbe ricomprato ad un prezzo altissimo la fabbrica dal nonno, avrebbe ripagato il suo lavoro e il lavoro di tre anni della mia mamma e delle maestranze, con un mutuo all'attivo da pagare per ampliare l'azienda rimasta a metà. Perché??? Esci tu, babbo, andiamo via! 

È grazie a tanti sacrifici dei miei genitori, alla loro maestria nel lavoro artistico, che poi alla CAMA siamo arrivati ad avere successo nei mercati internazionali, corroborati dall'intuito del babbo sull'internazionalizzazione della fabbrica, ma l'impegno economico del 1974 ci ha tenuto schiavi delle banche, a cui si ricorreva per andare avanti. Con noi le banche si sono arricchite. Con il fallimento si aggiunge un altro macigno ad una storia aziendale dolorosa, che sto ricostruendo ora tramite i documenti. Rendo edotti delle scoperte i miei genitori, elaborando un lutto lungo mezzo secolo: qui c'è tutta la nostra vita passata insieme. Ora che ci ritroviamo senza niente, senza dover lavorare da lunedì a lunedì, da operai dentro la nostra fabbrica, per la prima volta nella vita possiamo fermarci e ragionare sui tanti errori fatti, che il mio babbo riconosce come generati dal senso di colpa. 

Nel mese di luglio la terza puntata della rubrica sulla CAMA dedicata agli anni Settanta, a cura del Centro Cagianelli per il '900 di Pisa.


SEGUI LA STORIA DELLA CAMA IN CINQUE
PUNTATE SULLA PAGINA DEL CENTRO
CAGIANELLI PER IL '900




Cama® è un marchio registrato


FRIENDS OF CAMA Il blog
Post originali di Roberta Niccacci
Curiosità rinascimentali in tempo di rinascita
Segui la pagina facebook
Friends of Cama è anche su Twitter
Seguimi su LinkedIn

Nessun commento: