Quindi il concetto di rovine e rinascita si inserisce nel dibattito sul ruolo del latino e del greco nella civiltà contemporanea dei consumi e del consumismo, della velocità e del revisionismo di arte e letteratura. Per quanto i tempi siano cambiati, nelle pagine delle lingue morte si trovano insegnamenti utili ai nostri giorni, ma bisogna saperli rendere attuali in funzione appunto di una rinascita. Leggere le opere in originale è determinante, perché ti permette di non ricorrere a traduzioni di terzi e di gustare la bellezza di greco e latino, i cui termini sono spesso quasi intraducibili per quanto sono sintetici.
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Tuttavia in ciò esiste anche un limite: la frequentazione di greco e latino va infatti accompagnata dall'arte di fare le cose nel giusto modo, con etica e amorevolezza, perché altrimenti si finisce con l'usare la forza generata dal mondo classico come fecero i nazisti, tramite l'utilizzo di simboli appartenuti al mondo greco e latino o concetti che sono usati in modo utilitaristico per soggiogare gli altri. È forse questo il motivo per cui greco e latino negli Stati Uniti vengono ora considerati "razzisti"? È stato quindi preso in considerazione l'ostacolo che determinano greco e latino all'avanzamento sociale per ciò che essi rappresentano?
Se può essere di conforto agli oppositori americani di greco e latino, sappiano gli stessi che in Italia il liceo classico è ancora la scuola elitaria per eccellenza e da qui escono i governanti, i giuristi e il burocrati di lusso con cui mi trovo a vivere l'esperienza del fallimento. Qualcosa che non quadra nell'utilizzo di greco e latino ai fini della crescita e del progresso sociale mi sembra che sia evidente. Non si può usare una scuola per il proprio pedigree, per fermare il tempo e per non prendersi cura degli altri. Nel fallimento si è infatti catapultati al tempo del fascio littorio, in una sorta di regime militare e non c'è bisogno di avere la pelle nera per essere soggiogati.
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