Queste sono le domande a cui vorrei trovare una risposta nel saggio di 751 pagine Potere massonico.
In pratica massoni, mafia e lobby sono affossatori, liquidatori, esautoratori dello Stato, ma la cosa più ignobile è forse quella di fare profitto sulle disgrazie della gente e quindi anche sulla crisi delle imprese, coadiuvati da ignari professionisti? Come è possibile che nessuno si curi dell'industria dei fallimenti? Lì si trova il marcio e si possono ricostruire le filiere di massoni, mafia e lobby, partendo ad esempio dalle cartolarizzazioni dei crediti delle banche (non sono forse anche questi strumenti finanziari evoluti?). I fallimenti sono un gioco al massacro sbilanciato verso le banche, che possono esercitare il proprio potere, senza prescrizioni, mentre il piccolo imprenditore non è tutelato. Il fallimento è una condanna a morte fine a se stessa di persone e aziende. Come può lo Stato stare a guardare, anche per il solo fatto che viene a mancare il gettito fiscale nelle sue casse?
Vorrei tanto trovare giornalisti che abbiano approfondito la materia dei fallimenti, che siano andati a vedere cosa succede in un fallimento di persone perbene, di come siamo costretti a prestare il fianco per anni a professionisti che nei fallimenti fanno i soldi a palate, dove "il migliore ha la rogna" (e non sono parole mie), in cui nelle cartolarizzazioni dei crediti delle banche vanno a finire i proventi dei migranti, della droga e dei traffici illeciti. Ci sarebbero da verificare queste cose, che non si sa perché lo Stato non riesce a provare, ma serve la consapevolezza che le ingiustizie passano sempre per i soldi, per le sventure e per ciò che è garantito dalla legge, su cui gli intoccabili possono contare, essendo in grado di assumere i migliori studi legali.
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